mercoledì 28 febbraio 2007

Verso il IV Congresso DS: Iniziativa a Dicomano

Democratici di Sinistra - Unità di base di Dicomano

MERCOLEDI 28 FEBBRAIO 2007 ore 21.15

presso il Circolo Arci Dicomano

VERSO IL
IV CONGRESSO
DEI DEMOCRATICI DI SINISTRA:

LE TRE MOZIONI CONGRESSUALI A CONFRONTO

Considerati gli ultimi eventi che hanno interessato il Governo Prodi, l'iniziativa verrà ampliata a una discussione sull'attualità politica nazionale e a sostegno del Governo Prodi

Introduce:

Alessio Poggiali - Segretario DS Dicomano

Interverranno:

Paolo Cocchi - Capogruppo DS Consiglio regionale

Mozione Fassino

Alessia Petraglia - Consigliere regionale DS

Mozione Mussi

Alessio Biagioli - Assessore comune di Calenzano

Mozione Angius-Zani



martedì 27 febbraio 2007

Iniziativa all'SMS di Rifredi


I firmatari del documento di adesione alla mozione Fassino

"Dentro la costituente dei Partito Democratico"
e la rivista on-line CentoPassi
promotrice del documento "Partito Democratico, non 'se' ma 'come'",
invitano all'incontro pubblico


Lavoro, diritti, welfare: la strategia del centrosinistra


sabato 3 marzo 2007 - ore 10:00
S.M.S. Rifredi (g.c.)
Via Vittorio Emanuele - Firenze


Partecipano:


On. Laura PENNACCHI
Giuseppe CASADIO (Presidente Associazione Centenario CGIL)
Alessio GRAMOLATI (Segretario Camera del Lavoro Firenze)
Daniela LASTRI (Assessore Pubblica Istruzione Comune di Firenze)

Moderatore:


Antonio LAZZARO

sabato 24 febbraio 2007

L'Ulivo Toscano per il Governo Prodi

Governo, mobilitazione dell'Ulivo in Toscana

Scarica il volantino

L'intesa sul Governo


I dodici punti posti da Prodi ai partiti dell'Unione:


1. Rispetto degli impegni internazionali e di pace. Sostegno costante alle iniziative di politica estera e di difesa stabilite in ambito Onu ed ai nostri impegni internazionali, derivanti dall'appartenenza all'Unione Europea e all'Alleanza Atlantica, con riferimento anche al nostro attuale impegno nella missione in Afghanistan. Una incisiva azione per il sostegno e la valorizzazione del patrimonio rappresentato dalle comunità italiane all'estero.

2. Impegno forte per la cultura, scuola, università, ricerca e innovazione.

3. Rapida attuazione del piano infrastrutturale e in particolare ai corridoi europei (compresa la Torino-Lione). Impegno sulla mobilità sostenibile.

4. Programma per l'efficienza e la diversificazione delle fonti energetiche: fonti rinnovabili e localizzazione e realizzazione rigassificatori.

5. Prosecuzione dell'azione di liberalizzazioni e di tutela del cittadino consumatore nell'ambito dei servizi e delle professioni.

6. Attenzione permanente e impegno concreto a favore del Mezzogiorno, a partire dalla sicurezza.

7. Azione concreta e immediata di riduzione significativa della spesa pubblica e della spesa legata alle attività politiche e istituzionali (costi della politica).

8. Riordino del sistema previdenziale con grande attenzione alle compatibilità finanziarie e privilegiando le pensioni basse e i giovani. Con l'impegno a reperire una quota delle risorse necessarie attraverso una razionalizzazione della spesa che passa attraverso anche l'unificazione degli enti previdenziali.

9. Rilancio delle politiche a sostegno della famiglia attraverso l'estensione universale di assegni familiari più corposi e un piano concreto di aumento significativo degli asili nido.

10. Rapida soluzione della incompatibilità tra incarichi, di governo e parlamentari, secondo le modalità già concordate.

11. Il portavoce del presidente, al fine di dare maggiore coerenza alla comunicazione, assume il ruolo di portavoce dell'esecutivo.

12. In coerenza con tale principio, per assicurare piena efficacia all'azione di governo, al presidente del Consiglio è riconosciuta l'autorità di esprimere in maniera unitaria la posizione del governo stesso in caso di contrasto.

giovedì 22 febbraio 2007

Nota della segreteria regionale dei DS toscani


MOBILITAZIONE A SOSTEGNO DEL GOVERNO PRODI

22 febbraio 2007

La segreteria regionale dei Democratici di Sinistra si è riunita per una prima valutazione sulla crisi di governo.

La segreteria condivide e fa proprio il sentimento di forte disappunto e preoccupazione che in queste ore investe le iscritte e gli iscritti ai DS e gli elettori del centrosinistra. I cittadini sono disorientati per aver visto disatteso da parte di singoli esponenti della sinistra radicale l’impegno di unità e responsabilità preso davanti agli elettori.

Occorre dare fin da subito un forte segnale di coesione del centrosinistra, riconfermando la piena fiducia a Romano Prodi e al suo governo, e ripartire al più presto con le riforme che il paese attende dal centrosinistra.

È sulla politica estera del governo, in primo luogo, che deve affermarsi una maggioranza stabile, considerati anche il largo consenso dell’opinione pubblica sull’operato del ministro D’Alema e il riconoscimento internazionale del nuovo ruolo che l’Italia è tornata a ricoprire, a cominciare dalle vicende libanese e afgana.

Come DS della Toscana ribadiamo tutto il valore del progetto politico dell’Unione. L’Unione ha il dovere di ripartire al più presto con l’iniziativa di governo per realizzare i punti del programma condiviso da tutta la coalizione. Ciò deve avvenire anche attraverso l’impegno a superare le difficoltà di tenuta che oggi, al Senato, sono causate da una brutta legge elettorale che rende instabile qualunque progetto di governo. Ribadiamo la necessità di un bipolarismo forte e di soggetti politici in grado di interpretarlo per rispondere alla forte domanda di unità e stabilità che viene dai cittadini.

La segreteria regionale invita l’insieme del partito e le forze politiche dell’Unione a promuovere, fin dalle prossime ore, iniziative mirate all’ascolto dei cittadini ed alla mobilitazione a sostegno del governo Prodi.

Relativamente alla campagna congressuale, in attesa degli sviluppi della crisi di governo, la segreteria regionale ha deciso che le iniziative programmate per il prossimo fine settimane, anche dalle singole mozioni, siano trasformate in occasioni per tutto il partito di confronto e riflessione sulla situazione politica nazionale.

martedì 20 febbraio 2007

Mozione Fassino: Iniziativa con Gianni Cuperlo a Firenze

La cultura e i valori del nuovo partito



Venerdì 23 febbraio a Firenze iniziativa con

GIANNI CUPERLO

FEDERICO GELLI

FILIPPO FOSSATI

ANDREA MANCIULLI

ore 16.30

circolo "Vie Nuove" , viale Giannotti 13.

lunedì 19 febbraio 2007

Vince Gianna, vincono i DS!







PRIMARIE DEL CENTROSINISTRA
PER LA CANDIDATURA A SINDACO DI RIGNANO SULL'ARNO


Gianna Magherini - 62,15 %
Simone Pelagi - 37,86 %


Successo di Gianna Magherini, attuale Sindaco e candidata dei DS alle Primarie indette per la candidatura a sindaco di Rignano, per le elezioni amministrative della prossima Primavera.

I votanti sono stati 1322, pari a circa il 20% in più rispetto alle Primarie nazionali 2005 (dato ottenuto tenendo conto dell'aumento degli elettori e sottraendo i votanti per Bertinotti alle Primarie nazionali).

Gianna Magherini ha ottenuto il 62,15% dei voti validi, contro il 37,86% dello sfidante Simone Pelagi, attuale vicesindaco, sostenuto dalla Margherita.


Vivissimi complimenti e auguri di buon lavoro a Gianna e ai DS di Rignano da tutto il partito della Valdisieve.

sabato 17 febbraio 2007

Primarie a Rignano: i DS della Valdisieve per Gianna Magherini

I DS della Valdisieve invitano tutti i compagni ad attivarsi per la vittoria di Gianna Magherini alle Primarie per la candidatura a Sindaco di Rignano sull'Arno.

E' importante in queste ultime ore contattare tutti i nostri parenti, amici e conoscenti residenti nel comune di Rignano (e Rosano, Troghi, Cellai, Torri, ecc.) per garantire un grande successo alle Primarie del Centrosinistra e a Gianna.

ELEZIONI PRIMARIE DEL CENTROSINISTRA A RIGNANO SULL’ARNO:

Quando
Domenica 18 febbraio dalle ore 8,00 alle ore 22,00

Chi può partecipare
Hanno diritto al voto tutti i cittadini maggiorenni iscritti nelle liste elettorali del Comune di Rignano sull’Arno e i minorenni che compiono il 18° anno di età entro il 30 aprile 2007

Dove si vota
I votanti iscritti alle liste elettorali delle sezioni 1, 2 e 3 e i cittadini che hanno preso la residenza nel Comune di Rignano sull’Arno dal 1° gennaio 2007 alla data di svolgimento delle elezioni primarie protranno recarsi al seggio nel centro abitato di Rignano presso l’ex Cinema Parrocchiale.
I votanti iscritti nelle liste elettorali della sezione 4 potranno votare nella frazione di Torri presso l’ex scuola materna.
I votanti iscritti nelle liste elettorali della sezione 5 potranno votare nella frazione di Rosano presso il centro sociale.
I votanti iscritti nelle liste elettorali delle sezioni 6 e 7 potranno votare nella frazione di Troghi-Cellai presso l’ex cinema Iris di Cellai.

Come si vota
I votanti dovranno presentarsi ai seggi muniti di un documento di identità.
Versando 1 euro e sottoscrivendo il programma elettorale presentato dalle forze politiche che promuovono le elezioni primarie, gli elettori riceveranno la scheda elettorale su cui potranno esprimere un’unica preferenza contrassegnando la casella corrispondente al candidato prescelto.

Verso il IV Congresso nazionale dei Democratici di sinistra


Le mozioni, i documenti, il regolamento


Il regolamento congressuale - scarica il pdf
Modalità di svolgimento dei Congressi di sezione - scarica il pdf


Le mozioni presentate per il IV Congresso


1. Per il partito democratico - Mozione Fassino

Il testo della mozione

La presentazione e le interviste su dsonline.tv

Il sito della mozione Fassino www.mozionefassino.it

2. A Sinistra. Per il socialismo europeo - Mozione Mussi

Il testo della mozione

La presentazione e le interviste su dsonline.tv

Il sito della mozione Mussi www.mozionemussi.it

3. Per un partito nuovo, democratico e socialista - Mozione Angius-Zani

Il testo della mozione

La presentazione e le interviste su dsonline.tv

Il sito della mozione Angius-Zani www.socialistieuropei.it

Contributi presentati per il IV Congresso

Il partito democratico e il ceto medio "riflessivo"

di Leonardo Domenici


Se c' è una città potenzialmente adatta ad accogliere il progetto del partito democratico, quella è Firenze. Fondo questa mia convinzione su ragioni di carattere storico, politico, sociale e culturale. Di recente, commemorando Mario Fabiani, il sindaco comunista della ricostruzione, ho sostenuto che considerare Firenze una città «rossa» è decisamente semplicistico. Naturalmente, è vero che la forza politica ed elettorale della sinistra è sempre stata considerevole, tuttavia non ci siamo mai trovati in presenza di una vera e propria egemonia come in altre città toscane o emiliane e per molti anni i rapporti politici sono stati caratterizzati da una sorta di equilibrio instabile e precario (di cui la città ha risentito negativamente e non poco). Dopo la mancata rielezione a sindaco di Fabiani nel 1951, bisogna aspettare il 1975 per ritrovare il Pci (Partito comunista italiano) al governo della città e anche da questa data fino alla costituzione del Pds (Partito democratico della sinistra), non c' è continuità nella partecipazione all' amministrazione cittadina da parte del maggior partito della sinistra. Le ragioni di tutto questo sono varie. In passato, ha di sicuro inciso la presenza di gruppi di interesse e di pressione in qualche modo ricollegabili alla tradizione politica del moderatismo e delle forze conservatrici fiorentine, ma questa spiegazione non basta. Almeno fino agli anni Novanta hanno pesato molto le divisioni ideologico- politiche e il retaggio della «guerra fredda», in una situazione che vedeva comunque non poche occasioni e punti di contatto fra partiti e associazioni che affondavano le loro radici nel pensiero sociale democratico, sia laico che cattolico (un esempio, anche se forse un po' mitizzato, è quello delle parrocchie e delle case del popolo che lavorano insieme dopo l' alluvione del 1966). In fin dei conti, non è un caso che Firenze sia stata la città di Giorgio La Pira. E anche di Piero Calamandrei, Tristano Codignola, Paolo Barile, tanto per fare soltanto alcuni nomi sul versante laico. Il problema è che questo filone riformista e democratico, nella storia politica della città del secondo dopoguerra, si è spezzettato dentro (o fuori) i diversi partiti ed è stato ostacolato dai recinti ideologici e dagli apparati, nonostante il suo enorme potenziale. Al tempo stesso, non è riuscito a dispiegarsi pienamente neppure a sinistra e soprattutto nel Pci, in cui rimaneva significativa la presenza di una componente più tradizionalista (in parte poi saldatasi con posizioni radicali e movimentiste) e pesava, nella formazione dei gruppi dirigenti, l' assenza di una continuativa esperienza politica di governo nella città capoluogo. Le cose cambiano, nella prima metà degli anni Novanta, con la crisi del vecchio «sistema dei partiti» e con l' elezione diretta del sindaco. L' affermazione di Mario Primicerio nel 1995 è un momento di svolta di grande importanza, non solo per il valore della persona, ma anche perché egli riassume in se stesso un simbolico punto d' incontro: un intellettuale laico, collocato a sinistra, «allievo» di La Pira. Sul terreno delle forze politiche, il processo è più travagliato, contraddittorio e caratterizzato da una certa frammentazione, ma anche qui ci sono passaggi importanti: alle elezioni europee del 2004 e alle regionali del 2005 «Uniti nell' Ulivo» (Ds, Margherita e Sdi) prende rispettivamente il 42,2 e il 46,4 per cento dei voti in città, mentre alla Camera nel 2006 (senza Sdi) «l' Ulivo» raccoglie il 43,3. Sul piano elettorale, è questo il potenziale termine di riferimento, niente affatto male, del partito democratico a Firenze. Ma il discorso non può ridursi ad un semplice calcolo di voti. Ciò che conta è il valore e il respiro del progetto politico. Il partito democratico a Firenze deve diventare luogo di ricomposizione culturale e politica della forte tradizione riformista presente in questa città, che ha radici nell' esperienza laico-democratica, socialista, comunista, cattolico-popolare. Una «casa» aperta e pluralista dove si incrociano percorsi storici di diversa provenienza, capace di restituire forza e dignità alla politica e di parlare anche a chi oggi ne è estraneo, in particolare nel mondo giovanile. Un soggetto che, in una città civile e partecipativa, colta e popolare quale è Firenze, sappia proporre una alleanza sociale di cambiamento fra ceti diversi, nel vivo del processo di trasformazione che la città sta portando avanti. E che possa diventare punto di riferimento per quel ceto medio «riflessivo» e delle professioni, quella intellettualità diffusa (a Firenze più presente che altrove), che può entrare in rapporto ancor più intenso con la tradizione popolare della città. Una forza, infine, che sappia dare stabilità e continuità politica, nel quadro di una alleanza di centrosinistra più ampia ed estesa possibile. Non so se Piero Fassino ha pensato a tutto questo, quando ha raccolto la disponibilità di Firenze ad ospitare il congresso che aprirà anche per i Ds la fase costituente verso il Partito democratico. Anche se non lo ha fatto, ha comunque un valore e un significato simbolico che questo appuntamento si svolga qui da noi.
LEONARDO DOMENICI (La Repubblica Firenze - 17.2.2007)

giovedì 15 febbraio 2007

Il Manifesto del Partito Democratico



Pubblichiamo la carta dei valori redatta dal comitato dei quindici saggi, che ora passerà al vaglio dei leader dell'Ulivo.

Noi, i democratici

Noi, i democratici, amiamo l’Italia. Amiamo la ricca umanità della sua gente; il suo patrimonio ineguagliabile di storia, arte e cultura; l’intreccio di splendide città, di magnifici ambienti naturali e paesaggi che da secoli attrae viaggiatori stranieri. Amiamo il senso profondo di ospitalità e di solidarietà degli italiani, la loro attenzione alla qualità della vita, la loro straordinaria capacità di produrre cose che piacciono al mondo.

Noi democratici abbiamo fiducia nell’Italia. Perché è un paese vitale, creativo, operoso, pervaso da un diffuso spirito d’intraprendenza. Un paese che ha contribuito alla prosperità di molte altre nazioni, attraverso l’intelligenza e la tenacia di tanti nostri concittadini.

E crediamo che l’Italia possa farcela a stare al ritmo di un mondo che cambia sempre più in fretta. Siamo convinti che saprà mantenere e migliorare i suoi livelli di vita, se non coltiverà la pretesa illusoria di serrare la porta o di chiudere gli occhi di fronte alle sfide globali, se accetterà di affrontarle insieme all’Europa, se riuscirà a ritrovare slancio, coesione e fiducia.

Ma l’Italia di oggi non è all’altezza delle sue ambizioni e delle sue possibilità. È un paese bloccato, smarrito, che rischia il declino. Il senso civico appare inaridito e il rispetto della legalità è troppe volte umiliato. La classe dirigente è terribilmente invecchiata e quasi esclusivamente maschile. Le donne sono ancora in larga parte escluse dai luoghi della rappresentanza politica. I giovani si scontrano con rendite e privilegi nelle imprese e nelle professioni, nella scuola, nell’università e nella ricerca, nella politica e nella pubblica amministrazione. Guardano con preoccupazione al futuro e faticano a costruirsi una vita autonoma.

Anche per questo, siamo un paese che fa pochi figli. Avvertiamo i segni di un pessimismo diffuso che riguarda la stessa identità dell’Italia come nazione. L’Italia rischia di tornare ad essere una «espressione geografica», divisa al suo interno tra aree forti, integrate in Europa, ed aree marginali e dipendenti; tra ceti capaci di competere con successo nel mondo globale e vasti strati sociali in sofferenza, di nuovo in lotta con la povertà. A sua volta, la politica è frammentata e rissosa. Si rivela troppo spesso debole nei confronti degli interessi forti ed incapace di svolgere una funzione nazionale. Piuttosto che aiutare l’Italia a rimettersi in moto tutta insieme, finisce per rappresentare o amplificare i particolarismi, attraverso partiti al tempo stesso troppo fragili e troppo invadenti. Diventa concreto così il rischio che si affermino leader populisti, e che nella società prevalgano pulsioni contrarie alla democrazia.

I problemi italiani si collocano d’altro canto in uno scenario più ampio. La democrazia ha vinto i totalitarismi del secolo scorso, ma deve oggi far fronte a sfide di prima grandezza. È spesso prigioniera degli interessi consolidati, più che interprete delle speranze dei deboli.

I partiti faticano un po’ ovunque a promuovere la partecipazione e a selezionare una classe dirigente credibile, capace di guardare lontano. Lo sviluppo tecnologico, l’intensificarsi degli scambi e delle comunicazioni rendono la nostra vita più dinamica e più ricca, ci rendono più aperti, ci fanno vivere meglio e più a lungo, accrescono la varietà delle cono- scenze a cui possiamo accedere, consentono a un numero crescente di persone, soprattutto tra i giovani, di sentirsi e di essere cittadini del mondo. E cittadini più informati, educati al dialogo con persone di altre culture, costituiscono una preziosa risorsa contro i rischi ricorrenti di chiusure e intolleranze. La democrazia rimane però per lo più relegata nei confini nazionali ed è quindi debole di fronte a fenomeni di dimensione globale come il drammatico deterioramento dell’ambiente e del clima, il terrorismo e i conflitti internazionali, dinamiche demografiche squilibrate, flussi migratori difficilmente controllabili, grandi disuguaglianze tra diverse aree del mondo, abusive ingerenze di interessi econo- mici che minano la sovranità di paesi deboli e ne ostacolano lo sviluppo economico e civile.

Il XX secolo, insieme a tante straordinarie conquiste, ci ha consegnato un modello di sviluppo che condanna milioni di persone e intere aree del pianeta alla povertà e che, se non subirà modifiche radicali, renderà la terra invivibile. Un modello di sviluppo che compromette la libertà delle nuove generazioni e su cui dunque la politica deve intervenire. Di fronte a sfide così impegnative, tutte le tradizionali famiglie politiche del centrosinistra europeo faticano a trovare, da sole, risposte adeguate. Solo da una comune ricerca può nascere quel pensiero nuovo di cui abbiamo bisogno per capire e governare i grandi cambiamenti nei quali siamo immersi. È per questo che vogliamo costruire un partito nuovo, di donne e di uomini, che superi definitivamente le barriere ideologiche che nel secolo scorso hanno diviso le forze riformatrici e aiuti l’Italia a guardare con fiducia al secolo che è appena iniziato. Con il Partito democratico intendiamo portare a compimento un percorso iniziato da più di dieci anni, con la feconda intuizione dell’Ulivo.

Vogliamo anche contribuire a rinnovare la politica europea, dando vita, con il Pse e le altre componenti riformiste, ad un nuovo vasto campo di forze, che colmi la carenza di indirizzo politico sulla scena continentale. E intendiamo concorrere a costruire nel mondo una nuova alleanza tra tutti quelli che vogliono fare della globalizzazione una opportunità per molti piuttosto che l’occasione per rafforzare il potere e la ricchezza di pochi.

Ci riconosciamo nei valori di libertà, uguaglianza, solidarietà, pace, dignità della persona che ispirano la Costituzione repubblicana e nell’impegno a farli vivere in Europa e nel mondo. Questi valori discendono dai molti affluenti della cultura democratica europea. Hanno le loro radici più profonde nel cristianesimo, nell’illuminismo e nel loro complesso e sofferto rapporto. Traggono alimento sia dal pensiero politico liberale, sia da quello socialista, sia da quello cattolico democratico. Sono maturati nella dialettica tra queste diverse tradizioni e dal confronto con le sfide proposte dalle culture ambientalista, dei diritti civili e della libertà femminile, oltre che nella condanna delle ideologie e dei regimi totalitari del novecento. Sono anche frutto di una lunga sequenza di conflitti, basati su appartenenze religiose o di classe, e di tragici errori. Oggi possiamo considerare alle nostre spalle quei conflitti e quegli errori. Oggi sono i valori che ci uniscono e gli obiettivi comuni che intendiamo realizzare a definire la nostra identità politica.

Per questo, oggi, noi, i democratici, possiamo proporre, assieme, un progetto forte e credibile per rinnovare l’Italia e costruire l’unità dell’Europa.


L’Italia, una nazione d’Europa

Noi democratici pensiamo l’Italia come una grande nazione d’Europa. Una comunità culturale e politica fondata sui valori democratici della Costituzione e sulla capacità di arricchire le proprie radici nell’incontro e nel dialogo con altre culture e altri popoli. Noi democratici vogliamo l’unità dell’Europa. Un’Europa politica, dotata di una sua Costituzione, e non un semplice mercato comune. Un’Europa capace di promuovere il proprio sviluppo e di valorizzare il proprio modello sociale. Un’Europa che favorisca l’autogoverno responsabile delle sue comunità e l’unificazione della sua società civile intorno ai principi della democrazia, del dialogo culturale, della partecipazione e dell’inclusione. Un’Europa capace di parlare con una voce sola sulla scena internazionale e di dare alla imprescindibile solidarietà transatlantica con gli Stati Uniti d’America un carattere paritario.

Un’Europa impegnata, in primo luogo insieme alle altre grandi democrazie, nella costruzione di un ordine mondiale fondato su istituzioni multilaterali. Un’Europa consapevole che ciò è condizione per combattere efficacemente le povertà, salvaguardare gli equilibri ambientali sulla linea già espressa con gli accordi di Kyoto, promuovere la democrazia, i diritti umani e il dialogo tra le culture, rifiutando la logica dello «scontro di civiltà». Un’Europa potenza civile, che sappia, anche con una comune politica di difesa, dare il proprio contributo per garantire e preservare la pace nel mondo e combattere il terrorismo fondamentalista con la forza e gli strumenti della legalità internazionale. È interesse nazionale dell’Italia valorizzare, in Europa, la sua vocazione mediterranea, tanto più a seguito dell’impetuoso sviluppo dell’Asia. Come principale proiezione dell’Europa nel Mediterraneo, l’Italia può svolgere una funzione politica, economica e culturale di primaria importanza, ed affrontare in forme nuove e più efficaci lo storico squilibrio tra il Nord del Paese e il
nostro Mezzogiorno.

Noi vogliamo che l’Europa, in particolare grazie all’Italia, operi per trasformare il Mediterraneo da epicentro dei conflitti mondiali a luogo privilegiato del dialogo e della collaborazione tra popoli, culture, religioni, impegnandosi in primo luogo per garantire la sicurezza di Israele e il diritto dei palestinesi ad uno stato pacifico e democratico, per favorire l’ingresso della Turchia nell’Unione europea, per la stabilizzazione dei Balcani e la loro piena inclusione nella casa comune europea. Noi vogliamo un’Italia più libera, più giusta e più prospera. Per questo intendiamo partecipare allo sviluppo del modello sociale europeo, rilanciandone i due principi ispiratori di fondo: la valorizzazione dell’iniziativa, dei talenti e dei meriti; la promozione di un tessuto sociale solidale, attento al benessere di tutti, in cui nessuno si perda o resti indietro. Vogliamo investire nella produzione e nella diffusione delle conoscenze. Vogliamo un’Italia più capace di fare sistema, di darsi obiettivi condivisi e perseguire un disegno comune. E pensiamo che sia necessario un profondo cambiamento del nostro sistema produttivo, sia incentivando l’innovazione e la crescita delle imprese, sia valorizzando i talenti custoditi nelle pieghe del nostro variegato territorio, nel fitto tessuto delle comunità locali che da sempre alimentano la nascita di nuove imprese e la nostra grande tradizione artigianale.

Dobbiamo coltivare il capitale umano, il senso civico e la coesione sociale, senza i quali i nostri distretti industriali non sarebbero mai decollati e la vocazione turistica di tanta parte del nostro paese verrebbe sprecata. Noi vogliamo un’Italia più unita, più omogenea sul piano economico e sociale. Per questo mettiamo al centro della nostra azione il Mezzogiorno. Dobbiamo assolutamente cogliere, come nazione, l’opportunità di farne il principale raccordo che, attraverso il Mediterraneo, unisca l’Europa e l’Asia. In questo quadro, la predisposizione di adeguate piattaforme logistiche, infrastrutture di comunicazione e reti telematiche, è fondamentale per attrarre stabilmente capitali e iniziative imprenditoriali. A questo fine vogliamo chiamare a raccolta tutte le migliori energie della nazione, per un progetto che richiede ingenti risorse economiche, ma soprattutto un impegno straordinario per riformare profondamente il settore pubblico, per combattere inefficienze, favoritismi, corruzione e mettere in moto le grandi riserve di ingegno di cui il Mezzogiorno è ricco.

Noi democratici vogliamo che l’Italia dia ad ogni persona uguali opportunità di affermarsi grazie alle proprie capacità, alla creatività, al merito. Vogliamo un paese che premi le persone in base al loro lavoro e alla loro capacità di creare opportunità di lavoro per altri, più che in base alle eredità e alle rendite. La competenza, l’operosità, l’ingegno, la fatica, la capacità di creare imprese com- petitive devono essere concretamente riconosciute e apprezzate, in tutti i campi e ad ogni livello. Per questo combattiamo le rendite corporative, la gerontocrazia, il nepotismo, che bloccano l’innovazione, ritardano l’assunzione di responsabilità da parte dei giovani, mortificano e sprecano i migliori talenti del nostro paese. Per questo ci battiamo perché si affermi il principio di responsabilità, in base al quale il primario ospedaliero incapace, il dirigente pubblico inefficiente, l'imprenditore che non è in grado di stare correttamente sul mercato, il lavoratore dipendente inoperoso, devono essere adeguatamente sanzionati e fare un passo indietro, a vantaggio di persone più meritevoli e capaci.

Per questo non smetteremo mai di indignarci di fronte alla pervicace mancanza di fiducia nella capacità di pensiero e di progetto delle donne, avvertibile in tutti i settori della società, dal lavoro alla vita privata. Su questo tema colpisce la distanza culturale che ci separa dagli altri paesi europei. Una società che si dica civile deve mutare a fondo l’atteggiamento culturale verso la donna, attuando una rappresentazione mediatica meno arretrata, stereotipata e discriminatoria, attraverso iniziative di formazione, codici deontologici e leggi. Per questo ci impegniamo a dare valore alle differenze, a realizzare compiutamente le pari opportunità, rendendo effettivo quanto finora è rimasto troppo spesso scritto sulla carta.

Noi democratici siamo convinti che l’Italia abbia bisogno di una cura straordinaria di concorrenza nei mercati e di efficienza nel settore pubblico. Una cura necessaria sia per liberare le energie che servono a rilanciare lo sviluppo, sia per promuovere un maggior riconoscimento del merito, una più forte mobilità sociale, una più avanzata uguaglianza delle opportunità. Più concorrenza, anzitutto.

Le imprese non devono essere assistite, protette o guidate, ciò che le deresponsabilizza e le espone a rapporti opachi con la politica. Hanno bisogno di buoni servizi, di energia a costi ragionevoli, di un carico fiscale non superiore a quello degli altri paesi europei, di reti infrastrutturali moderne, siano esse pubbliche o private. E di sanzioni efficaci in caso di abuso di posizione dominante o di altri comportamenti illeciti.

L’Italia ha anche bisogno di una pubblica amministrazione più efficiente, che produca da un lato migliori servizi per le imprese e renda effettivi i diritti dei cittadini, specie di quelli con minori risorse e capacità di relazione; dall’altro consenta di recuperare le grandi capacità di lavoro esistenti nel settore pubblico, oggi mortificate dalle intrusioni della politica, dal mancato riconoscimento dei meriti, dall’assenza di sanzioni per chi non si impegna.

Ma vogliamo anche che il nostro diventi un Paese più giusto, in cui il benessere sia diffuso. Siamo convinti che senza coesione non c’è sviluppo. Per questo non smetteremo mai di lottare per l’uguaglianza, contro la povertà e l’emarginazione. Per noi ogni persona ha diritto ad una buona formazione, alle cure migliori, ad un reddito adeguato. Per noi il lavoro è il cardine di una vita attiva e autonoma, strumento di realizzazione e di liberazione dal bisogno. Pensiamo ai lavori al plurale, a quello nella produzione e nei servizi, al lavoro di cura e a quello volontario; al lavoro che assorbe, che manca, che si perde e diventa troppo spesso dramma umano e fa miliare. L’impegno per una piena e buona occupazione è un cardine della nostra azione. Riteniamo importante promuovere tutti i lavori, anche nelle forme nuove, flessibili e autonome; ma vogliamo che la flessibilità non sia pagata con la precarietà e con le intollerabili insicurezze di oggi. Vogliamo tagliare le con- venienze al lavoro nero e sommerso, che produce sfruttamento e favorisce la piaga intollerabile delle «morti bianche».

Vogliamo che le tutele non riguardino più solo il posto di lavoro, ma anche la capacità dei lavoratori di stare sul mercato. Non accettiamo che maternità, cura della malattia, studio e riqualificazione siano visti come incidenti deprecabili e non come benefici per la società intera.

Per questo assegniamo un ruolo centrale alla formazione di qualità lungo l’intero arco della vita e intendiamo legare i redditi di disoccupazione allo svolgimento di attività formative e alla disponibilità al lavoro. Alla questione salariale che è aperta nel nostro paese, vogliamo ricercare risposte che premino il merito e la fatica. Vogliamo democrazia nei luoghi di lavoro, corrette relazioni sindacali, partecipazione attiva delle lavoratrici e dei lavoratori.

Noi democratici vogliamo rifondare il nostro stato sociale, che tende a offrire tutele solamente a chi ha o ha avuto un lavoro stabile lasciando gli altri indifesi, in primo luogo i giovani e le donne.

Vogliamo ridisegnarlo in funzione del lavoro, delle giovani generazioni e della mobilità sociale. Vogliamo uno stato sociale universalistico, quanto alla platea dei destinatari; selettivo, in base ai bisogni, nelle prestazioni; equo, in base ai redditi familiari, nella contribuzione. Proponiamo un modello attivo di stato sociale che non si limiti a proteggere dai rischi ma stimoli la crescita delle opportunità personali e sociali attraverso servizi di qualità e integrati sul territorio. In particolare, dobbiamo colmare storiche carenze nei servizi per l’infanzia, i disabili e gli anziani non autosufficienti.

Sappiamo che la prosperità dell’Europa, e dell’Italia in particolare, dipenderanno dalla nostra capacità di sviluppare conoscenze evolute ed idee creative, di puntare sull’innovazione e la qualità dei nostri prodotti, valorizzando al meglio la straordinaria sedimentazione di competenze, gusto, cultura che proviene dall’ambiente in cui viviamo e dalla nostra storia. Secondo noi si deve quindi investire di più nell’istruzione, nella ricerca e nell’arte, sapendo che la cultura è elemento costitutivo della civiltà europea e non uno mero strumento per la produzione.

Vogliamo assicurare un futuro alla cultura italiana favorendo la piena internazionalizzazione della nostra comunità scientifica, spesso segnata da eccessivo provincialismo. Vogliamo rafforzare e sviluppare un forte sistema pubblico di Università e centri di ricerca di eccellenza, affermando il principio dell’autonomia, della competizione tra le strutture sulla base di una valutazione rigorosa dei risultati, del rinnovamento generazionale su basi meritocratiche del corpo docente.
Crediamo in una scuola inclusiva, sempre più integrata in un sistema europeo della formazione, che garantisca effettivamente le pari opportunità, che valorizzi le differenze e che contribuisca a costruire un’etica pubblica condivisa intorno ai principi della Costituzione.

È nella scuola che si innestano le radici della cultura democratica e civile indispensabile ad una convivenza sempre più multiculturale. Anche con la scuola si previene il teppismo, la violenza e il razzismo. Per questo vogliamo restituire prestigio agli insegnanti. Vogliamo sostenere un sistema scolastico pubblico integrato (statale e non statale) che garantisca una elevata soglia di qualità ai percorsi formativi ed escluda i diplomifici.
Nel campo dell’istruzione superiore vogliamo dare un sostegno effettivo ai «capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi», di cui parla la Costituzione, perché possano studiare in centri di eccellenza di livello internazionale ed acquisire quella cultura cosmopolita che serve alla classe dirigente di un grande paese come l’Italia.

Vogliamo rilanciare l’industria culturale e della comunicazione italiana, essendo consapevoli che i media oggi costituiscono un settore strategico sia come veicolo di informazione e cultura sia come opportunità di lavoro altamente qualificato.

Questo settore nel nostro Paese è oggi più di altri ingessato a causa di una limitata concorrenza, ed in particolare a causa del carattere oligopolistico del mercato pubblicitario e televisivo che va a nostro avviso superato.

Non possiamo limitarci ad acquistare contenuti se non vogliamo condannarci da un lato alla subalternità culturale e dall’altro a stare fuori da una delle più importanti industrie globali. Il cinema italiano è stato tra i protagonisti della cultura del Novecento. È noto che il «racconto» è il cuore dell’identità culturale di un Paese e noi vogliamo che sopravviva e si diffonda. È importante, oltre che economicamente strategico, restituirgli il suo ruolo nella cultura internazionale. A questo fine, non pensiamo a pratiche protezionistiche quanto ad incentivi per le coproduzioni europee che siano in grado di stare sul mercato mondiale. Vogliamo che la musica, il teatro e le altre forme di espressione artistica siano parte integrante della formazione culturale e abbiano quindi l’attenzione e il sostegno necessari. Vogliamo reagire allo scadimento della proposta televisiva puntando sulla qualità dei contenuti e l’obiettività dell’informazione, a cominciare dal servizio radiotelevisivo pubblico.

Vogliamo un giornalismo della carta stampata libero da condizionamenti e interessi di impresa estranei all’attività editoriale. Vogliamo promuovere la libera circolazione dei prodotti dell’ingegno, anche attraverso le nuove forme di scambio rese possibili dalle tecnologie informatiche, se prive di fini di lucro, che consideriamo un fondamentale fattore di libertà, di eguaglianza e di diffusione della conoscenza.

Nel progettare l’Italia di domani, non possiamo peraltro dimenticare che essa viene ogni giorno resa migliore dallo spirito di sacrificio di milioni di immigrati. Noi crediamo che siano necessari un sistema di programmazione degli ingressi realistico, ed una politica repressiva efficace per contrastare l’immigrazione illegale, per reprimere i trafficanti e gli sfruttatori, per punire chi si arricchisce con il lavoro nero. Ma vogliamo anche una politica dell’accoglienza che garantisca i diritti dei lavoratori stranieri e che, facendo questo, tuteli nei fatti anche i lavoratori italiani. Vogliamo norme e procedure chiare che consentano agli immigrati onesti di dormire tranquilli, di essere rispettati e fare progetti per la loro vita.

Diciamo chiaramente che lo straniero che condivide i valori della nostra Costituzione, che è inserito nel nostro paese e contribuisce alla nostra vita sociale deve avere la possibilità, se lo desidera, di diventare italiano. Diciamo chiaramente che le centinaia di migliaia di bambini stranieri nati in Italia, che frequentano le stesse scuole, parlano la stessa lingua e nutrono gli stessi sogni dei nostri figli sono italiani a tutti gli effetti e come tali devono essere riconosciuti di diritto.
Diciamo chiaramente che i talenti di questi bambini non devono andare sprecati, a loro spettano le stesse opportunità di qualsiasi altro bambino italiano.

L’Italia deve irrobustire la cultura e la pratica della legalità. Per questo vogliamo una magistratura responsabile e indipendente, secondo i principi della Costituzione, e una giustizia efficiente, capace di assicurare l’attuazione del diritto in tempi ragionevoli. L’Italia deve liberarsi dalla mafia e dalle forme deviate di esercizio del potere politico e burocratico, che hanno costituito in alcune aree del Paese vere e proprie «strutture di dipendenza», e tengono soggiogata la società civile, distorcendo i rapporti tra cittadini e istituzioni. Vogliamo uno Stato impegnato a difendere i cittadini da tutte le forme di criminalità, anche quelle che sembrano meno gravi, ma colpiscono duramente la libertà e la sicurezza di tante persone, soprattutto le più deboli. Per questo siamo profondamente grati a chi opera nelle forze dell’ordine con professionalità, senso delle istituzioni e spirito di sacrificio.

Contro la prepotenza degli interessi particolari, più forte quando le istituzioni sono deboli, vogliamo preservare l’autorevolezza dei poteri pubblici e la loro effettiva capacità di esprimere una efficace funzione redistributiva e regolatrice. D’altro canto non riteniamo che l’intervento pubblico debba essere necessaria- mente affidato ad istituzioni statali e siamo convinti dell’importanza della sussidiarietà. Pensiamo che in molti settori, dalla formazione professionale all’istruzione, dalle politiche sociali alla promozione dello sviluppo economico, alla tutela del nostro patrimonio storico-culturale e ambientale, l’intervento pubblico, debba valorizzare la voce e il ruolo delle comunità locali, delle imprese, delle associazioni economiche, del volontariato e delle famiglie.

Per rafforzare la democrazia abbiamo bisogno di istituzioni adeguate, ma anche di classi dirigenti responsabili, così come di una concezione matura della cittadinanza, alimentata dalla consapevolezza da parte di ciascuno dei propri diritti e dei propri doveri, da un rinnovato senso dello stato, da una chiara, diffusa responsabilità per il bene comune, da una più solida etica pubblica, da un sincero patriottismo costituzionale.
Noi democratici riconosciamo il fondamentale valore della Costituzione come patrimonio comune di tutto il Paese, che il referendum del giugno 2006 ha contribuito a radicare nella coscienza degli italiani. Per rendere le nostre istituzioni democratiche più solide secondo noi è necessario completare la riforma federale dello Stato, attuandone gli aspetti più innovativi, tra cui il federalismo fiscale, e correggendo le disposizioni che si sono rivelate portatrici di conflitti e di incertezze.

Abbiamo bisogno di governi stabili e autorevoli, così come abbiamo bisogno di un Parlamento formato da un numero di componenti più ridotto e più efficiente nelle modalità di lavoro, più rappresentativo non solo dei territori ma anche dei generi. Noi pensiamo ad una Camera titolare dell’indirizzo politico e della funzione legislativa. E ad un Senato che costituisca la sede di rapporti collaborativi tra lo Stato e gli altri soggetti istituzionali che compongono la Repubblica, che concorra paritariamente all’approvazione delle modifiche alla Costi- tuzione e che abbia il potere di richiamo delle leggi approvate dalla Camera, con la funzione di suggerire correzioni e miglioramenti.

Vogliamo una legge elettorale per il Parlamento nazionale che stabilisca un chiaro rapporto fra l’eletto, il territorio e gli elettori, contrasti la frammentazione partitica e favorisca l’evoluzione del sistema politico italiano verso una compiuta democrazia dell’alternanza. E pensiamo che alle stesse finalità si debbano ispirare tutte le norme che incidono sulla rappresentanza, come i regolamenti parlamentari o la legislazione sul finanziamento della politica.

Al centro del nostro impegno politico non c’è una astratta ideologia ma ci sono le persone, le loro necessità materiali, intellettuali e spirituali, la loro naturale aspirazione al benessere e alla libertà, i loro diritti. Non ci piacciono invece la cultura, la mentalità e le politiche che puntano solo al vantaggio egoistico e all’arricchimento individuale. I progetti dei singoli, nella società che vogliamo, sono progetti di persone aperte agli altri, che affermano diritti ma anche ricono- scono doveri. La società che vogliamo riconosce il valore e coltiva l’etica del lavoro, attraverso cui le persone mettono alla prova la loro responsabilità e i loro talenti.

È una società intessuta da un denso reticolo di associazioni no profit e di volontariato. La società che vogliamo riconosce il valore e favorisce la formazione della famiglia, dentro cui le persone mettono alla prova la solidarietà e il reciproco rispetto tra i generi e le generazioni. Abbiamo d’altro canto ben chiari i limiti della politica, non crediamo nella onnipotenza dello Stato, difendiamo la sua laicità, abbiamo a cuore la difesa dei diritti civili e lottiamo contro tutte le discriminazioni. Secondo noi la politica e la legge devono intervenire con cautela sui temi che hanno a che fare con la scienza e la tecnica in riferimento alla vita umana, al suo inizio, alla sua fine e alla sua riproduzione.
Si tratta di questioni che vanno acquisendo una rilevanza centrale nel dibattito pubblico, perché sollevano inediti e radicali interrogativi di natura etica, che sfidano l’intelligenza e la coscienza. Noi riteniamo che solo il dialogo tra diverse visioni religiose, etiche e culturali può portare a soluzioni normative ragionevoli e condivise, rispettose del criterio irrinunciabile della di- gnità della persona umana e capaci di far incontrare il valore della libertà di ri- cerca e di scelta col principio per cui non tutto ciò che è tecnicamente possibile è moralmente lecito.

Noi concepiamo la laicità non come un'ideologia antireligiosa e neppure come il luogo di una presunta e illusoria neutralità, ma come rispetto e valorizzazione del pluralismo degli orientamenti culturali e dei convincimenti morali, come ri conoscimento della piena cittadinanza – dunque della rilevanza nella sfera pubblica, non solo privata – delle religioni. Le energie morali che scaturiscono dall’esperienza religiosa, quando riconoscono il valore del pluralismo, secondo noi rappresentano infatti un elemento vitale della democrazia.

E la laicità dello Stato, così come sancita dalla Costituzione, è garanzia che ogni persona sia rispettata nelle sue convinzioni più profonde e al tempo stesso si possa piena- mente integrare nella comunità nazionale.
In questo quadro, riteniamo che i rapporti fra lo Stato e la Chiesa cattolica siano stati validamente definiti dalla Costituzione e che ogni sviluppo di quei rapporti debba muoversi nel solco fis- sato dalla stessa Carta costituzionale.


L’Ulivo, il nostro partito

Per dare corpo a questo progetto serve un partito nuovo, un grande Partito democratico, che rinnovi la politica italiana, il suo costume, i suoi comportamenti. Un partito che aiuti la società italiana a trovare una sintesi, ad andare oltre i localismi e le chiusure corporative che impoveriscono il nostro presente e mettono a repentaglio il nostro futuro.

Serve un grande partito democratico che dia all’Italia governi stabili e un forte impulso riformatore. Per oltre un decennio questo progetto è stato coltivato all’ombra di un sentimento che ci accomuna e di un simbolo che ci rappresenta: l’Ulivo, il simbolo del nostro radicamento nella società italiana e della solidità dei nostri valori, dell’orgoglio di un’Italia operosa, del suo buon vivere, di un’Italia nazione d’Europa nel cuore del Mediterraneo, della nostra aspirazione alla fratellanza e alla pace.
Sottoscrivendo questo manifesto ci impegniamo a lavorare con piena convinzione, determinazione e lealtà per fare, a tutti gli effetti, entro la fine del 2008, dell’Ulivo il Partito dei democratici, il nostro partito.

Sottoscrivendo questo manifesto, ce ne sentiamo e ne siamo già parte. Sottoscrivere questo manifesto e versare una quota minima, saranno condizioni per partecipare, sulla base del principio «una testa un voto», alla formazione degli organi costituenti, secondo le regole definite in modo consensuale dal coordinamento dell’Ulivo. Ci impegniamo a lavorare con passione per costruire un partito di popolo, radicato e diffuso sul territorio, capace di rendere partecipati e condivisi i processi di riforma. Un partito che riconosca e rispetti il pluralismo delle organizzazioni sociali, che riconosca e rispetti la distinzione tra la sfera dell’intrapresa economica privata e la sfera dell’azione politica. Un partito che riconosca e rispetti il pluralismo delle posizioni che maturano al suo interno ma che rimanga sempre capace di identificare una linea programmatica comune e di portarla avanti in maniera coesa e coerente nelle istituzioni. Ci impegniamo a costruire un partito che, sin dalla sua fase fondativa, sia aperto alla partecipazione di una larga platea di cittadini, ed affidi al loro voto, diretto e segreto, la scelta della leadership.

Un partito capace di parlare al paese con una voce autorevole, che proponga il suo leader alla guida del Governo della nazione, un partito che affidi al metodo delle primarie la scelta delle candidature alle massime cariche di governo nelle Regioni e negli Enti locali.
Ci impegniamo a costruire un partito a rete, che preveda molteplici opportunità di adesione e di impegno, che assuma le differenze di genere, di ispirazione culturale, di interesse sociale e professionale. Un partito organizzato su base federale, che preveda una ampia autonomia regionale e territoriale. Per noi, i democratici, la politica è prima di tutto servizio, è una nobile forma di amore per il prossimo e per il nostro paese. Per questo vogliamo riscattarne il valore, difendendolo dalle degenerazioni affaristiche, dalle manipolazioni delle procedure democratiche, dalle oligarchie inamovibili, restituendo fiducia alle tante persone che sono disposte a impegnarsi per passione civile, in forma volontaria e a proprie spese.

Sappiamo che la politica, soprattutto quando implica l’assunzione di responsabilità istituzionali, richiede straordinarie doti di dedizione, talento e competenza. Attitudini che in larga misura maturano nella società e che, dentro un grande partito democratico, devono essere coltivate attraverso l’esperienza, la formazione e la ricerca. Al tempo stesso sappiamo che la politica può essere o apparire, per chi la pratica, fonte di privilegi personali inaccettabili, e può conferire posizioni di potere che si auto-perpetuano.

Noi crediamo quindi che, quando l’attività politica si svolge nelle istituzioni, deve poter godere del massimo rispetto ma deve anche essere sottoposta a stringenti forme di rendiconto, oltre che ad un periodico ricambio. Per questo nel nostro partito la partecipazione alla vita interna, l’assunzione delle candidature e degli incarichi, così come le nomine di competenza politica in enti ed istituzioni pubbliche, saranno regolate da un rigoroso codice deontologico e da norme statutarie che, ad ogni livello organizzativo e in ogni ambito istituzionale, stabiliscano un limite al rinnovo dei mandati. Il Partito democratico fa propria la norma antidiscriminatoria sulla rappresentanza minima del 40% per ciascuno dei due generi.
Siamo ben consapevoli che dando vita al Partito democratico realizziamo un cambiamento di portata storica.

Con la trasformazione dell’Ulivo in un partito superiamo definitivamente la prima lunga stagione della vita repubblicana e creiamo un soggetto destinato a segnare il profilo della politica italiana ed eu- ropea nel secolo che è appena iniziato. Abbattiamo definitivamente i muri ideologici del novecento e cominciamo a costruire ponti, tra culture politiche e setto ri della società italiana, tra i generi e le generazioni. Apriamo strade nuove per il futuro del nostro Paese.



mercoledì 14 febbraio 2007

Massimo D'Alema a Firenze










Verso il 4° Congresso Nazionale dei DS


Venerdì 16 febbraio ore 21,00

Palacongressi, P.za Adua, Firenze

"Per il Partito Democratico"
Massimo D'Alema
presenta la mozione Fassino


martedì 13 febbraio 2007

Contributi al Congresso

Contributo di alcuni compagni dell'Unione Metropolitana (tra i quali il nostro Mauro Perini) alla discussione congressuale.

Non da oggi siamo sostenitori di un processo costituente che aggiorni la cultura politica della sinistra e articoli in forme nuove il panorama politico italiano in senso bipolare.

Fin dall’Ottantanove ci siamo impegnati per la riforma della cultura politica della sinistra, per costruire soggetti politici fortemente inclusivi e pluralisti, dai contenuti politici forti, all’altezza delle sfide del nuovo Millennio, tanto da attrarre consensi da tutto il campo dell’Ulivo.

Per questo noi non possiamo non stare, convintamene e attivamente, dentro il cantiere di costruzione del Partito Democratico, perché la nostra è la storia di una adesione non ideologica ad una sinistra democratica, la cui identità politica si è confrontata e trasformata continuamente attraverso la contaminazione con le culture dei movimenti dell’ambientalismo, del pacifismo, dei diritti civili, del femminismo, per il lavoro negli ultimi decenni del Novecento.

Culture politiche che non hanno avuto vita facile nell’alveo della tradizione della sinistra italiana, spesso osteggiate da una ortodossia incapace di concepire le grandi trasformazioni che il sistema economico, politico, sociale e biologico stavano vivendo.

La nostra storia nella sinistra italiana, è una continua ricerca e confronto con le parti vive e innovative della società italiana, capaci di affrontare con soluzioni nuove le grandi sfide della globalizzazione e della crisi della politica. Una ricerca che abbiamo alimentato e vissuto in piena autonomia culturale e politica.

Anche il nostro ancoraggio all’orizzonte del socialismo europeo è stato laico, scevro da ogni approccio ideologico; un riferimento ad una prospettiva di cambiamento fondata su valori di libertà, equità e possibilità di sviluppo qualitativo per tutti i popoli e gli individui del pianeta, non certo ad un totem immutabile e immobile.

Dunque, oggi vogliamo partecipare a pieno titolo al cantiere per la costruzione di un partito politico di massa, legato ai valori del socialismo in modo laico e aperto al dialogo creativo con altre culture politiche; un partito europeista e mondialista, capace di dare forma e progetto politico alle speranze di cambiamento globale in direzione della sostenibilità sociale e ambientale dello sviluppo, della pace e della liberazione dalla violenza per tutto il pianeta, della uguaglianza e del diritto ad una buona vita per tutti gli abitanti del globo e per le generazioni non ancora presenti. Scegliamo, perciò, di aderire alla mozione del segretario Piero Fassino perché essa propone di avviare subito questo cantiere.

Abbiamo deciso di stare pienamente e responsabilmente dentro questo percorso, per quanto esso sia stato avviato e gestito in un modo decisamente deludente, come una mera sommatoria di gruppi dirigenti di due partiti dell’Ulivo e non come un ampio dibattito nella società italiana, ben oltre i confini degli attuali assetti politici. Vogliamo partecipare a questo processo anche per allargarne gli orizzonti, per ascoltare tanta parte della società italiana impegnata nella vita sociale e culturale ma che non riesce a trovare nella società politica soggetti in grado di elaborare sintesi e progetti politici di ampio respiro.

Stiamo dentro la fase costituente, dunque, sia per coerenza con il nostro percorso politico, ma soprattutto per mantenere aperto questo processo ben oltre i confini politici e temporali del prossimo congresso Ds.

Vogliamo dare un contributo ad aprire questo cantiere a territori esterni alla vicenda dei due partiti Ds e Margherita, ma anche ai partiti dell’Ulivo, perché il mondo politico ha perso la capacità di ascoltare, dialogare, interagire con vaste parti della società italiana che tuttavia si organizzano nelle associazioni del volontariato e di impegno sociale e culturale. L’impegno politico ed istituzionale, che pure ci appartiene, non deve far perdere di vista l’impegno sociale e culturale, il rapporto fecondo e dialettico con la società civile, la responsabilità di legare la passione per i grandi valori e la loro traduzione in atti di governo.

Entriamo in questo cantiere per contribuire con un libero e autonomo pensiero, improntato al confronto a 360° sulla politica e non per occupare uno spazio culturale di nicchia, consapevoli che abbiamo di fronte un grande obiettivo che non può accontentarsi di conservare l’esistente assetto del panorama politico italiano (giacché esso è inadeguato a rispondere alle domande che le contraddizioni globali oggi impongono anche alla politica nazionale): il riferimento a nomi, simboli e tradizioni hanno senso solo se accettano pienamente la sfida del cambiamento, del dialogo creativo con altre culture politiche

Affinché il cantiere del Partito Democratico sia innovativo e all’altezza del compito di parlare al paese reale, di ricostruire credibilità e senso del sistema politico, di aggiornare la cultura politica della sinistra, occorre liberare e sviluppare la vita politica interna dei Ds in senso di una maggiore democrazia interna, di arrestare la tendenza al conformismo e assumere una maggiore etica della responsabilità da parte dei gruppi dirigenti, tanto a livello nazionale quanto a livello locale. Anche da qui passa la riforma della politica non più rinviabile nel nostro paese. Il congresso dei Ds deve essere un’occasione per riflettere e cambiare anche in questo senso; ed è tema che attiene alla selezione dei gruppi dirigenti, degli amministratori pubblici, ai rappresentanti negli enti, nonché ai comportamenti di questi nei riguardi della “cosa” pubblica, come nella formazione degli orientamenti politici del partito.

Anche per questo la nostra partecipazione alla fase costituente del Partito Democratico sarà improntata all’autonomia: daremo il nostro contributo di merito, saremo un riferimento per il mondo dell’associazionismo e della società civile che deve entrare a pieno titolo in questo processo, faremo le nostre battaglie politiche su temi di rilievo generale in relazione a concrete e coerenti scelte politiche (non è, ad esempio, possibile dichiararsi per la nonviolenza e prevedere aumenti considerevoli della spesa militare nella Finanziaria, oppure realizzare l’allargamento della base USA di Vicenza per una malintesa fedeltà atlantica; non si può parlare di sviluppo sostenibile e poi fare scelte trasportistiche o urbanistiche orientate al consumo del territorio e alla crescita delle emissioni in atmosfera e all’uso di energia derivante da risorse limitate e non riproducibili; non si può dirsi laici e poi consentire a visioni religiose della vita condizionare le scelte legislative che si applicano anche a tutti i cittadini). Dentro il processo costituente del Partito Democratico, insieme a tanti altri, saremo a garantire che l’operazione del Partito Democratico non avrà mai un segno moderato. Aderendo alla Mozione “Fassino”, faremo il congresso Ds per dare un segno di apertura alla fase costituente del Partito Democratico, favorendo l’ascolto e il confronto con i cittadini organizzati nel vasto arcipelago dell’associazionismo italiano e con rispetto e dialogo verso tutti gli iscritti che pure scelgono prospettive politiche contenute nelle altre mozioni. Solo da questo libero e non aprioristico confronto può nascere un processo virtuoso e utile verso il Partito Democratico e possiamo evitare di ridurre il Congresso Ds ad una verifica notarile dei voti per le tre diverse mozioni. Rischio che è possibile evitare anche in Toscana dove il recente documento che porta la firma del segretario regionale Manciulli e di altri compagni della maggioranza costituisce una buona base per costituire un contributo utile e autonomo di tutti i Ds toscani al congresso nazionale e ancora di più alla concreta costruzione del Partito Democratico a partire dall’esperienza maturata in Toscana. L’esito finale di questo cantiere dipende da tutti noi e da ciascuno e sarà decisivo per tutta la sinistra italiana, per il nostro paese e per l’Europa.

Gianni AMUNNI

Antongiulio BARBARO

Cristina BEVILACQUA

Filippo FOSSATI

Tonino LAZZARO

Stefano FUSI

Alessandro LO PRESTI

Alessio MALPASSI

Giuseppe PANDOLFI

Mauro PERINI

Aleardo PUTTI

Simone SILIANI


Popolazione della Valdisieve Anno 2006 Luglio



Bilancio demografico al 31.12.2006
Fonte ISTAT

Dicomano 5387

Londa 1832

Pelago 7533

Pontassieve 20622

Rufina 7382

S. Godenzo 1256

Valdisieve 44012

Patrizio Mecacci nuovo segretario della Sinistra Giovanile toscana



E' stato eletto con 135 sì, 4 schede bianche, 1 nulla

Arezzo, 11 febbraio 2007 Patrizio Mecacci è il nuovo segretario della Sinistra Giovanile toscana. Lo hanno eletto oggi ad Arezzo i giovani delegati, dai 15 ai 29 anni di età, che hanno partecipato al congresso regionale dell’organizzazione giovanile diessina.

Per Mecacci 135 i sì, 4 le schede bianche, 1 nulla.

23 anni, fiorentino di San Casciano Val di Pesa, studente di Filisofia, succede ad Enrico Casini alla guida della Sinistra Giovanile che, in Toscana, conta quasi 5mila iscritti. Mecacci è responsabile di welfare e lavoro nella segreteria nazionale uscente della Sinistra Giovanile.

Casini è stato recentemente eletto coordinatore della segreteria provinciale dei Ds di Arezzo.

lunedì 12 febbraio 2007

Presentazione mozione Mussi a Pontassieve

Giovedì 15 Febbraio
ore 21,oo
Casa del Popolo E.Curiel (g.c.)

Via Montanelli 35, Pontassieve

"A sinistra per il socialismo europeo"

Presentazione Mozione Mussi

intervengono

Marisa Nicchi

Paolo Bagnoli

Siamo On Line!


E' online il Blog dei Democratici di Sinistra della Valdisieve.

Da oggi i DS della Valdisieve si dotano di uno strumento di dialogo e partecipazione online per tutte la compagne e i compagni, gli elettori, i simpatizzanti che vogliono dare un contributo alla democrazia e al progresso della nostra comunità.

Pubblicheremo qui tutti i nostri documenti, e svilupperemo la nostra attività politica.

E' un percorso sperimentale che vogliamo fare crescere insieme a tutti voi.

Buona navigazione!

DS Valdisieve

giovedì 1 febbraio 2007

13 Aprile 2003: Fassino - Cofferati a Borgo S. Lorenzo



Si riportano i links alla pagina e all'audiovideo (File Real 101 MB) della giornata di confronto di Piero Fassino e Sergio Cofferati a Borgo S. Lorenzo del 13 aprile 2003, che scaturì dalle lettere inviate dai DS della Valdisieve e del Mugello di protesta per le continue divisioni nel partito.
Fu un periodo di grande mobilitazione e visibilità per il nostro partito e per il nostro territorio (parlarono di noi tutti i più importanti media e commentarono la nostra iniziativa giornalisti del calibro di Curzio Maltese, Giuliano Ferrara, ecc.)

Nella foto da sinistra: Marco Semplici, segretario dell'Unione di Zona DS Mugello, Sergio Cofferati, allora leader del Correntone, Piero Fassino, segretario nazionale dei DS, Stefano Prosperi, segretario dell'Unione di Zona DS Valdisieve, il compianto Manuele Auzzi, Segretario dell'Unione Metropolitana DS di Firenze.