giovedì 31 maggio 2007

Riforma della Politica: l'occasione del PD

Si possono certamente condividere a grandi linee le proposte di Mario Pirani sulla immediata riforma della politica italiana (vedi articolo riportato più in basso).
Dopo l'insuccesso delle elezioni amministrative 2007 il livello diguardia dev'essere massimo: non possiamo permetterci più errori, anzi, dobbiamo correggerne parecchi compiuti in passato!
La riflessione dev'essere profonda, ma non lunga. Non abbiamo più tempo. Le azioni da intraprendere sono molteplici: da quelle indicate da Pirani, alle proposte sul taglio dei costi (e del potere) della politica fatte da Martini e Domenici (senza rischiare la gara demagogica a chi taglia più teste, però).
Ma la cosa più importante, il progetto più ambizioso resta il Partito Democratico.
E' l'occasione che abbiamo per riformare davvero la politica italiana. Anche da qui, dalla Toscana, da Firenze. Quindi iniziamo a confrontare le idee: cosa sarà il PD e come lo costruiamo, con chi, chi saranno le guide. Abbiamo già molto materiale: iniziamo a mettere sul tavolo le questioni di fondo, ma senza dimenticarci del quotidiano sforzo della elaborazione politica locale.
Ecco alcuni temi (ce ne sono anche tanti altri) che vale la pena approfondire:
1. Ruolo del PD come partito che ha una missione nazionale di riforma del sistema italiano (proposta Reichlin)
2. Organizzazione del PD su base federale (proposta Domenici): in Toscana può nascere un modello di PD regionale tipo CSU bavarese, che valorizzi le peculiarità politiche locali e le riporti in un partito nazionale.
3. Centralità del lavoro nei valori e nell'azione quotidiana del PD (fattori che ci ha fatto perdere consenso al Nord): pari dignità tra lavoratori (anche quelli autonomi), valorizzazione del merito, lavoro stabile per i giovani, sicurezza sul posto di lavoro, valorizzazione della libera impresa, abbassamento delle tasse sul lavoro.
4. Sicurezza e tutela dell'incolumità dei cittadini nei centri abitati e nelle città.
5. Primarie per le cariche di partito e per i candidati alle elezioni di ogni livello.

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Decalogo per il Palazzo
di Mario Pirani

La crisi della politica è all'improvviso diventata il fatto del giorno. Nessuno minaccia il sistema democratico, però non vi è chi non percepisca l'ondata crescente di insofferenza e di distacco dell'opinione pubblica di ogni colore nei confronti di quello che è diventato un ceto sociale pervasivo, invadente, privilegiato e totalmente inefficiente. Sia di centro sinistra che di centro destra.

Ora tutti ne parlano, le interviste si sprecano e la propensione al dibattito fine a se stesso rischia una volta ancora di confondere, annoiare, ridurre tutto a una verbosa contrapposizione. Come se non ci fosse nulla da fare.

Eppure non crediamo sia così. Il ritardo accumulato è tanto ma è forse ancora possibile proporre ai cittadini una vera riforma della politica.

E' un compito che spetta al centro sinistra se non vuole, presto o tardi, essere travolto (la destra può vivere anche nell'anti politica). Occorre, però, avere una chiara percezione del pericolo e non ridurlo - illudendosi - ad un deficit di messaggio, a una carenza di comunicazione. No. Il baratro è nei fatti, nelle attese deluse, nei comportamenti senza differenza di qualità. E solo i fatti possono ridare fiducia e ricomporre il consenso. Fatti che debbono realizzarsi subito e tali da dare il segno del cambiamento. Ne elenchiamo alcuni, un'agenda possibile per una vera riforma.

Primo: cambio radicale dell'équipe di governo, subito dopo le elezioni amministrative, con accorpamento e riduzione netta dei ministeri, taglio della compagine dell'esecutivo (oggi 104 tra ministri e sottosegretari) con un massimo globale di 60.

Secondo: abrogazione delle leggi sullo spoyls sistem nella Pubblica Amministrazione.

Terzo: introduzione dell'obbligo del concorso con regole ferree e con classifica rigida (senza possibilità di scegliere fra rose di cosiddetti idonei) per tutte le nomine di pubblico interesse, dai primari degli ospedali ai direttori dei parchi ambientalistici, dai consiglieri di società partecipate a quelli degli organismi previdenziali.

Quarto: riduzione di un terzo del numero dei consiglieri regionali, provinciali e comunali.

Quinto: Rai liberata dalla presenza dei partiti. Nomina di un nuovo consiglio di amministrazione con personalità della comunicazione e della cultura di comprovata indipendenza di giudizio.

Sesto: abolizione del cosiddetto "panino" nei telegiornali Rai, con il falso pluralismo di dichiarazioni politiche suddivise secondo il modello artificiale tra tutti i partiti.

Settimo: eliminazione dei finanziamenti assegnati ai consiglieri per spese a loro libito, decise da alcune leggi regionali. Creazione di un elenco delle società ed enti inutili costituiti dalle Regioni e varo di un piano di tagli in proposito.

Ottavo: riduzione drastica dei privilegi dei parlamentari e dei consiglieri regionali (dalle pensioni prima dei 65 anni e dopo mezza legislatura agli infiniti benefit).

Nono: introduzione delle primarie istituzionalizzate e regolate per le cariche elettive nel Parlamento, nelle Regioni e nei Comuni.

Decimo: istituzione di norme di accesso, di libera contesa e di elezione che rendano il Partito Democratico un organismo aperto alla società, contendibile, scalabile da forze giovani, palestra di idee e valori non trampolino per carriere sicure, il partito della riforma della politica.

(24 maggio 2007)

martedì 29 maggio 2007

Congresso della Sinistra Giovanile fiorentina


Firenze, 24 Maggio 2007

Cara compagna, caro compagno,

Cara amica, caro amico,

venerdì 1 Giugno, alla Festa de l’Unità di Sesto Fiorentino, si svolgerà il Congresso Provinciale della Sinistra Giovanile di Firenze.

Per noi è un appuntamento molto importante: parleremo della nostra organizzazione, del suo rafforzamento, e parleremo soprattutto di come lavorare concretamente per far nascere questo nuovo grande soggetto politico, il Partito Democratico.

Sarà un momento di confronto e dibattito interno, ma non solo: vogliamo che sia un Congresso aperto a quante più realtà possibile, in modo da creare un confronto che sia davvero punto di partenza del lavoro comune dei prossimi mesi.

Per questo ti invitiamo a partecipare, a stare con noi durante il dibattito e, se vuoi, anche alla cena.

Il programma del Congresso è questo:

ore 17.00: apertura dei Lavori, elezione della Presidenza del Congresso e delle Commissioni

ore 17.15: saluto di Damiano Sforzi, segretario Unione Comunale DS e relazione del Garante

ore 17.30 : dibattito

ore 19.30: elezione del Segretario con voto palese

ore 20.00: cena della Sinistra Giovanile all’interno della Festa

ore 21.15: ripresa dei lavori, dibattito

ore 22.30: chiusura del Congresso da parte del Segretario eletto

Per la cena è necessario prenotare al 339 1501048.

Il prezzo della cena è 10 €, e comprende pizza, birra e crostini.

Ai lavori congressuali parteciperanno, tra gli altri, Andrea Barducci, Segretario Unione Metropolitana Ds, Fausto Raciti, Segretario nazionale Sg e Calogero Parisi, presidente della cooperativa antimafia “Lavoro e non Solo” di Corleone,

Sperando di vederti a Sesto Fiorentino, ti saluto!

Patrizio Mecacci

A Rignano e Reggello si conferma L'Ulivo!


Gianna Magherini e Sergio Benedetti sono confermati sindaci di Rignano e Reggello.
Le liste de L'Ulivo vincono, superando molte avversità, con oltre il 55% dei consensi.
A Rignano cresce la sinistra PRC-Verdi, mentre a Reggello ha una buona affermazione la lista civica locale.
A Gianna e Sergio vanno i nostri complimenti e migliori auguri di buon lavoro per i prossimi 5 anni di amministrazione.

sabato 26 maggio 2007


Stiamo avviando la costruzione del Partito Democratico anche in Valdisieve, se sei interessato CONTATTACI!

zona@dsvaldisieve.it

Convocazione Direzione di Zona

E' convocata per il giorno giovedì 7 giugno 2007 alle ore 21:00, presso la Sala Amicizia della Casa del Popolo di Pontassieve (g.c.), Via Montanelli 35, la riunione della DIREZIONE dell’Unione di Zona Valdisieve. Sarà presente il Segretario dell’Unione Metropolitana ANDREA BARDUCCI.

venerdì 25 maggio 2007

Per l'Ulivo a Reggello e Rignano sull'Arno







per
L'ULIVO


In queste ultime ore di campagna elettorale facciamo un ultimo appello al voto per le liste de l'Ulivo di Reggello e Rignano sull'Arno.

Sergio Benedetti e Gianna Magherini hanno tutto il nostro sostegno.

mercoledì 23 maggio 2007

Attivo regionale delle iscritte DS a Firenze








VENERDI' 1 GIUGNO DALLE 14,30 ALLE 16,30
ATTIVO REGIONALE DELLE DEMOCRATICHE DI SINISTRA
HOTEL LAURUS - VIA CERRETANI - Firenze
Apertura campagna nazionale per la presentazione del MANIFESTO PER LA COSTITUENTE DELLE DONNE.
Iniziative da sviluppare in Toscana.
Convocata dalla Coordinatrice Regionale Daniela Bartalucci, parteciperà il Responsabile Organizzazione Regionale Maurizio Gazzarri.

15 anni dalla strage di Capaci

martedì 22 maggio 2007

Il Trattore della Sinistra Giovanile è già al lavoro!

“Let’s go”. Campagna della Sinistra Giovanile toscana per la legalità.
Da domani al lavoro a Corleone il trattore acquistato con i fondi raccolti dai giovani diessini

Firenze, 21 maggio 2007 - La campagna di raccolta fondi per la cooperativa siciliana "Lavoro e non solo" della Sinistra Giovanile Toscana ha centrato il suo obiettivo. Da domani, sui terreni confiscati alla mafia a Corleone e Monreale e coltivati oggi dalla cooperativa, sarà al lavoro il nuovo trattore acquistato con i fondi messi insieme durante la campagna dei giovani diessini "Let’s go". La cooperativa guidata da Calogero Parisi, che ha subito un attentato nel vigneto a Monreale una settimana fa, avrà uno strumento in più per continuare il proprio lavoro. I giovani dei DS dedicheranno questo trattore a Pio La Torre, il parlamentare del PCI brutalmente ucciso 25 anni fa, il 30 aprile 1982.

Il primo bilancio della campagna "Let’s go", che prosegue con altre iniziative dedicate alla legalità, è stato presentato questa mattina dal segretario della Sinistra giovanile toscana, Patrizio Mecacci, durante una conferenza stampa con Rita Borsellino, Calogero Parisi e il segretario dei DS toscani, Andrea Manciulli. I figli di Pio La Torre, assenti per motivi di lavoro, hanno inviato un messaggio.

"Quando la politica genera atti concreti si assiste a risultati straordinari come questo – ha detto Patrizio Mecacci -. In soli tre mesi siamo riusciti a raggiungere il nostro obiettivo. Continueremo per tutta la stagione delle Feste dell’Unità con le nostre iniziative, a partire dalla Festa nazionale della Sinistra Giovanile che si terrà in Toscana, a Livorno, dal 5 al 22 luglio".

I contributi per l’acquisto del trattore sono stati raccolti durante la campagna di dieci tappe, tra iniziative, cene e feste di sottoscrizione, iniziata il 23 febbraio a Settimello (Calenzano), con l’appoggio dell’associazionismo regionale e locale che si è mobilitato durante tutte le tappe per aggiungere ai fondi raccolti propri contributi. In questi tre mesi in Toscana, ad appoggiare la campagna della Sinistra giovanile, sono arrivati i maggiori esponenti del movimento antimafia, da Rita Borsellino a Pier Luigi Vigna, dal giudice Soresina a Pietro Grasso.

"Siamo orgogliosi di questa mobilitazione dei ragazzi del nostro partito – ha detto Andrea Manciulli - che dimostra come il Partito Democratico possa avere un futuro con giovani generazioni fortemente impegnate su temi e valori come quelli della legalità e della solidarietà. Su queste basi dobbiamo edificare un partito capace di rilegittimare la politica e di dare un senso per le generazioni future". Al lavoro, a fianco del trattore, tra qualche settimana, arriveranno a Corleone 340 giovani prevalentemente toscani, che hanno aderito al progetto "LiberArci dalle spine", che spenderanno le loro vacanze estive nei campi di lavoro organizzati dalla cooperativa "Lavoro e non solo" e dall’Arci con Libera, che già da tre anni vedono una forte risposta dei giovani toscani.

"Se immagino il giovane popolo protagonista del Partito Democratico – dice Mecacci -, penso a quello che ogni estate troviamo nei campi di lavoro in Sicilia: scout, ragazzi delle associazioni e Sinistra Giovanile insieme". La Sinistra Giovanile e i DS toscani hanno anche aderito alla manifestazione di ieri per rispondere all’attacco al vigneto della cooperativa. Il loro striscione appeso al vigneto danneggiato recita: "Non temo la violenza dei violenti, libera la tua voce"

lunedì 14 maggio 2007

Verso il Partito Democratico - Iniziativa a Firenze



21 Maggio: 1a CONVENTION fiorentina del Partito Democratico - Dalle 17.00 appuntamento al Mercato di Novoli

(ingresso da Piazza Artom o dal parcheggio di Viale Guidoni)

FIRENZE, 17 maggio 2007 – «Lunedì 21 maggio, dalle 17 al Mercato di Novoli (ingresso da Piazza Artom o dal parcheggio di Viale Guidoni) si apre la prima convention fiorentina del Partito Democratico. L’idea di base è che – spiegano Andrea Barducci, segretario dell’Unione Metropolitana DS, e Giacomo Billi, coordinatore provinciale della Margherita - oltre ai dirigenti di DS e Margherita finalmente uniti, il Partito Democratico sia innanzitutto il partito del popolo.
Ecco perché questo primo appuntamento si terrà al Mercato di Novoli, un luogo popolare, inusuale, fuori dalle mura del centro, a metà strada tra la città nobile e la periferia: questo il luogo dove vorremmo nascesse il nuovo partito».

Molte le adesioni già pervenute. Parteciperanno all’evento tra gli altri gli Europarlamentari Guido Sacconi e Lapo Pistelli, il sindaco di Firenze Leonardo Domenici, il presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi, gli assessori comunali Eugenio Giani e Daniela Lastri, il presidente di Confcooperative Stefano Meli, le segreterie confederali fiorentine con Alessio Gramolati (CGIL), Adriano Fratini (CISL) e Vito Marchiani (UIL), oltre a numerosi esponenti del mondo universitario, dell’imprenditoria, del mondo dello sport e della cultura.

Andrea Barducci, segretario Unione Metropolitana DS
Giacomo Billi, segretario Provinciale Margherita

La politica spiegata ai quindicenni


di Pierluigi Bersani

Intervento di Pierluigi Bersani tenuto di fronte ad un milgiaio di ragazzi delle scuole superiori nell'ambito del "Compa", Forum della comunicazione che si tiene ogni anno a Bologna. Ampi stralci, da "L'Unità"
17 maggio 2007

Che cos’è la politica? La politica è quella cosa che se non la fai un po’ tu, te la fanno gli altri e non sempre te la fanno come vorresti tu. Credo sia molto importante riflettere, anche alla vostra età, sull’esigenza di avvicinarsi un po’ di più, di capire un po’ di più questo oggetto. Non credo che ci siano regole su come una persona, nella sua vita, possa accostarsi alla politica. Nei miei ricordi, il primo avvicinamento alla politica è legata a un fatto. Avevo 15 anni come molti di voi, quando avvenne la famosa alluvione di Firenze. Io, senza essere un “angelo del fango”, come si dice adesso, andai - impressionato dalle cose che si dicevano in tv - a questo grande appuntamento di solidarietà.

Ci trovammo lì in migliaia di giovani. Perché facemmo questa cosa, che cosa scattò? Un’idea di solidarietà, certamente: vedevi un disastro così grande e ti dicevano che potevi fare qualcosa! Un’idea di libertà: andare via per 15 giorni, fare qualcosa di utile assieme a tanti altri giovani.

Io ero uno che veniva dalla collina, andavo anch’io a scuola in corriera, sono sempre andato con questo mezzo a scuola. A 15 anni trovarsi insieme a migliaia di altri giovani è una sensazione di libertà incredibile; a ciò si aggiunse una sensazione di partecipazione, di auto-organizzazione, perché ci organizzavamo da noi: fare le squadre e andare ad aiutare; ti davano il badile, ti davano la carriola, andavi e poi, alla sera, accendevi il fuoco e magari ci facevi il girotondo attorno, cantavi; allora si sentivano i Beatles, qualcuno aveva la chitarra e via e ti batteva il cuore.

In questa idea, in questa sensazione di protagonismo, di solidarietà, di partecipazione, secondo me, lì è scattata nella testa di molti - e stiamo parlando di una mezza generazione - una certa idea di politica.
L’altra cosa che ricordo, ancora precedente ai miei 15 anni e che non so da dove venisse, è una curiosità attorno a questo tema: cosa è giusto e cosa è ingiusto? Gli uomini sono uguali? Non so da dove ho ricavato queste domande, ma, per esempio, e può sembrare una stupidaggine, ricordo le discussioni che facevo con gli amici sui fumetti o sui film western. Allora si andava al cinema, c’erano tanti film western ed il problema era di capire chi stava con gli indiani o con i bianchi. La discriminante, la differenza era quella di chi sviluppava questo concetto: ma, insomma, gli indiani erano lì anche prima, perché sono andati a rompergli le scatole?

Mentre c’era chi sviluppava il concetto secondo il quale la civiltà dovesse andare avanti e schiacciare questi "barbari". In discussioni di questo genere mi è spuntata l’idea di una comune umanità, l’idea che tutte le donne e tutti gli uomini del mondo hanno diritti uguali ed uguale dignità. (...)

Per noi occidentali il concetto fondamentale di politica deriva dalla cultura greca. I grandi filosofi all’origine del pensiero greco si sono occupati di questo, e la politica è comparsa come una specie di scienza su che cosa è giusto o ingiusto, su che cosa è bene o è male per la città.

Questa è stata l’origine della discussione politica che poi ha avuto degli sviluppi interessanti. Grosso modo questa discussione ad un certo punto è diventata - per esempio in Platone - la discussione su quale sia il governo ideale; in Aristotele invece, su quale sia il miglior governo possibile. Questi sono due modi di ragionare un po’ diversi, che hanno una coda lunga, lunga, che arriva fino ad oggi. Io vorrei segnalarvi una precauzione, anzi, due precauzioni. La prima: se tu immagini un mondo ideale, devi stare attento a non esagerare perché con questa idea di un governo perfetto, di una società perfettamente giusta, spesso si sono provocate delle crudeltà, cioè si è sacrificato l’uomo di oggi in nome dell’uomo di domani, della felicità di domani, della società giusta di domani: "intanto ammazzo quello di oggi perché voglio arrivare all’uomo felice di domani". E’ pericoloso!

Vi regalo un’avvertenza anche per l’altro tipo di pensiero: scegliamo il miglior governo possibile. Giusto, ma attenzione che non diventi cinismo, che non diventi sfiducia nella possibilità che la politica generi miglioramento, cambiamento, perché a volte, ancora adesso, si dice: "Ma cosa vorrai mai, tanto sono tutti uguali!Prendiamo quel che passa il convento, prendiamo il miglior governo possibile date le condizioni!". Questo non va bene, perché, se la politica perde il senso del cambiamento, della possibilità di miglioramento, perde l’anima.
Quale sarebbe, allora, la strada giusta? Io non ho la ricetta, però mi ha sempre impressionato quello che proprio Platone diceva in una delle sue più importanti opere, "La Repubblica". Egli diceva: "So anch’io che quello che vi sto descrivendo come modello ideale non esiste e non esisterà, ma infatti il problema non è che esista quel governo ideale, il problema è avvicinarsi ad esso per quel che si può", e in questo c’è una giusta tensione verso un cambiamento che non promette il paradiso.

Una politica buona ed un governo buono, secondo me, vogliono dire non dimenticare mai i valori, l’urgenza morale, il perché fai politica, ma pretendere che questi valori diventino almeno in parte dei fatti, fatti concreti, fatti immediati, visibili. Quando si parla di "riformismo", in fondo, si dice questo. La parola "riformismo" vuol dire prendere dei valori, guardarli e cercare di tradurli in fatti concreti, anche parziali, anche limitati. Poi la scuola vi dirà altre cose, magari quando leggerete (se non l’avete già letto) Machiavelli, e cioè che la politica è anche un’arte, una tecnica. Attenzione, perché è importante questo concetto: se vuoi raggiungere un buon fine, non pensare che arrivi da sé. Devi stare attento a come conduci le cose perché, magari, non ci arrivi o arrivi al contrario. Quindi la politica richiede qualche competenza.

Diciamolo pure: non è detto che il primo che si alza al mattino sia già capace! La politica richiede un percorso, una formazione e contiene un certo specialismo. Per dirlo in maniera semplice, non è che il miglior primario chirurgo d’Italia sia per forza il miglior ministro della Sanità; non è che chi ha azzeccato tutti i suoi affari nella vita professionale, improvvisamente, diventi il miglior governante, non è detto!

L’idea che la politica abbia una sua disciplina, una sua formazione, non deve però portare, anche qui, all’errore opposto; a ritenere cioè che la politica sia un fatto quasi da iniziati, esoterico, e che possa essere capita solo da chi la fa, perché chi è fuori non ci capisce niente! La benzina della politica non è la specializzazione, ma è la partecipazione, altrimenti la macchina non va!

Come si fa, allora? (...) Ci sono stati luoghi di formazione, pensate alla guerra di Liberazione: lì c’è stata una scuola di politica col fucile alle mani! Pensate a tutte le scuole di partito; pensate anche a percorsi che sono, per esempio, di costruzione di movimenti, sentieri culturali, esperienze di fede. Pensate cioè a percorsi che comunque hanno sfiorato, avvicinato la politica. Parecchi di questi percorsi si sono persi ed uno si può chiedere: che cos’è, allora, che seleziona la politica? La televisione? Chi è bravo in televisione? Allora diciamo che il miglior chirurgo d’Italia non è il miglior ministro della Sanità, ma che il ministro giusto è quello più efficace in tv nel parlare di Sanità? Non credo!

Per quale via, allora, troviamo la soluzione? Credo che non ci sia altra strada che mettere il politico, colui che si interessa di politica alla prova della partecipazione, alla prova dell’amministrazione pubblica, alla prova della presenza attiva in organismi, organizzazioni o movimenti.
È difficile fare il ministro, se non hai fatto una volta l’amministratore o il sindaco, o se non hai guidato un movimento o un’associazione, insomma, se non hai maturato un’esperienza che ti consenta di essere selezionato, e senza che la gente abbia visto da vicino che cosa riesci a combinare. Questo è molto importante. E’ così in tutti i Paesi del mondo. Se voi guardate tutti i Presidenti degli Stati Uniti, tutti i Presidenti della Germania, della Francia, etc., vedrete persone che prima hanno governato qualcosa, che non sono nate sotto il cavolo! Bisogna immaginare, quindi, una politica che sia molto vicina all’arte di governo, perché quest’ultima consente un giudizio da parte dei cosiddetti governati, ti mette alla prova e può farti misurare per quante cose giuste fai e per quanti errori fai.

Detto questo, penso la politica sia scienza, sia arte, tecnica, formazione; in ultima analisi tuttavia - e torno dove ho cominciato - c’è un’urgenza morale in chi si accosta alla politica. (...) Questa urgenza morale, in fondo, si esprime nel superare la freddezza del termine "io" ed arrivare al termine "noi"; che non sia solo "noi" inteso come la famiglia, "noi" come i miei amici, "noi" come la mia corporazione, il mio mestiere, ma che sia un "noi" dove c’è dentro il bianco, il nero, il vicino, il lontano, l’uomo, la donna, il vecchio, il giovane; un insieme insomma, dentro al quale stia quella cosa che non possiamo non chiamare "umanità".

Questo concetto è importantissimo perché il paradosso è che in questo "noi" ci deve stare non solo l’uomo, la donna, il lontano, il vicino, ma anche quello di Destra e quello di Sinistra, attenzione, perché una politica che sia odio non è una politica, non può esserlo, è una contraddizione in termini! Tu potrai gestire le tue convinzioni con animosità, con forza, con determinazione, con testardaggine, ma non fino al punto di odiare chi non la pensa come te perché, allora, tu distruggi la politica, dimentichi il fatto fondamentale della politica, dimentichi che cosa è la città: la nostra città è quella cosa rotonda che sta girando nello spazio e sulla quale siamo tutti, quelli di Destra e quelli di Sinistra, e solo per un po’ di tempo.

Se non riusciamo a trasmettere questo tratto di fondo, che sta al di sotto di ogni scelta politica e viene prima di essa, noi non possiamo fare una buona politica. Alla fine seminiamo aggressività, seminiamo solo inutile zizzania, cattiveria, violenza.

Questo concetto bisogna intenderlo in senso molto largo. Alla vostra generazione capita di descrivere questo "noi" in un passaggio crucialissimo, che si può ben simboleggiare nel secolo che è passato, dal XX al XXI secolo. Qui c’è un passaggio rilevantissimo per definire questo "noi" ed io spero che riflettiate su che cosa si può portare nel nuovo secolo rispetto a quello passato, che ve ne facciate una ragione, che vi aiutiate l’uno con l’altro a farvi una ragione di questo.

Il secolo che è finito è stato un secolo terribile, nel quale la politica ha dato il meglio ed il peggio di sé, assieme, con fatti di enorme novità e con drammi di portata - ci auguriamo - irripetibile. Quindi ci siamo "scottati" di politica, ma abbiamo anche visto che cosa di buono può venirne.

Io spero che voi portiate di là, nel secolo nuovo, alcune cose fondamentali. La democrazia, innanzitutto. E lasciamo stare quanto sia imperfetta! Fa una bella differenza avere sempre più Paesi con Costituzioni democratiche, avere una Carta dell’Onu con l’affermazione dei diritti universali! Questo ce lo ha dato il Novecento. Provate anche a riflettere su cosa ci ha dato il Novecento per quanto riguarda l’emancipazione della donna, la condizione femminile. Provate a fare una scansione storica: pensate a cosa sono stati i millenni precedenti e a che cosa è successo improvvisamente, in pochi decenni dal punto di vista dell’affermazione, ancora parziale, di un ruolo della donna! La prima volta in cui le donne hanno votato da noi è stato nel 1946: la prima volta in cui sono stati riconosciuti alle donne i diritti politici, una rivoluzione!
Pensate al lavoro: all’inizio del secolo passato, anche in Italia, lavoravano nelle miniere bambini di 13 anni per 13 ore o più. Guardate cosa sono diventati i diritti del lavoro! Certamente ci sono tante cose da fare ancora, ma quale cambiamento ci ha portato il ’900!

(...) Io penso, allora, che queste e altre cose che ci portiamo del vecchio secolo devono, però, confrontarsi con i problemi del nuovo secolo. Voi dovrete sbrogliarli! Come? Innanzitutto dandovi strumenti. Il vecchio secolo ha prodotto, oltre alla democrazia, anche un modo di organizzarsi: le associazioni, i movimenti, i Sindacati, i partiti grandi partiti di massa sono un’invenzione del ’900. Qualcuno ha detto che i partiti sono la democrazia che si organizza, cioè il modo di raccogliere e di fare entrare dentro lo Stato delle volontà collettive. I limiti dei partiti si sono visti via via: rischi di burocratizzazione, di faziosità, di chiusura, anche di fronte, ad esempio alla fantasia, alla volontà di entrare delle nuove generazioni.

Attenzione alle alternative, però. Senza associazioni, senza partiti che cosa c’è? Decidiamo che c’è la tv? Decidiamo che dovrà esserci un moderno Principe che si afferma, secondo logiche che ancora non abbiamo capito quali possono essere? Un Grande Fratello? Magari nelle forme di un potere mediatico, o tecnologico,o economico? Credo che in questo crinale, in questo passaggio di secolo, dobbiamo dirci: partiti, sì, ma non così! Bisogna riformulare queste organizzazioni e riformularle alla luce dei problemi nuovi che, ripeto, dovrete sbrogliare voi. (...)

Io faccio qualche pronostico: voi discuterete fra non molto, necessariamente, di una cosa che si chiamerà "governo democratico del mondo", anche se sembra esagerato dire così. Questo perché il mondo si sta facendo molto piccolo, quel che succede in Cina ci riguarda immediatamente. Ci sono fatti che non riusciamo a dominare. Per esempio, dopo la caduta del muro di Berlino e la logica dei blocchi, di cui avrete sentito parlare, la pace e la guerra. C’è qualcuno che ha in mano un minimo di regolazione di questo rischio?

La proliferazione delle armi nucleari. C’è qualcuno che ha in mano questo rischio? I grandi fatti ambientali: il riscaldamento della Terra. C’è qualcuno che ha in mano questo rischio? Oppure, per esempio, il confronto-scontro, di cui si parla tanto oggi, fra le cosiddette civiltà. C’è qualcuno che ha in mano questo rischio? Oppure il fatto che la ricerca sensibile, la scienza siano ormai a portata di mano in tanti luoghi ed in tante realtà, di qualcuno male intenzionato; oppure la Finanza che sposta convenienze, risorse, e - da un giorno all’altro - può far star bene un Paese e far star male un altro, e tu non capisci da dove parte, dove si muove e per quali logiche.

Questi sono tutti fenomeni che vanno controllati, ma non devono metterci in allarme. È sempre stato così, non è la prima globalizzazione. Globalizzazione che cosa vuol dire? Vuol dire che gli scambi crescono di più rispetto alla crescita dell’economia, il famoso Pil, cioè il Pil cresce - ad esempio - di 2 punti, gli scambi crescono di 4 punti, il che crea un effetto giostra con ridistribuzione del lavoro, delle merci e della ricchezza, che ti impressiona.

Non è la prima volta però che, quando cresce la globalizzazione, accadono cose che tu non controlli e che non vedi dall’inizio. Pare assodato che la peste che arrivò in America pare dopo Colombo e che sterminò (non essendo pronti a combattere microbi del genere) milioni di indios, fu portata da una nave spagnola che arrivò lì più o meno nel 1530, la quale aveva dei topi che avevano le pulci della peste. Io credo che, se gli spagnoli avessero saputo che sulla loro nave c’era la peste, non l’avrebbero portata. Non avevano alcun interesse a diffondere l’epidemia tra gli indios; ma non lo sapevano, non padroneggiavano quel particolare effetto della globalizzazione. Noi, quindi, dobbiamo padroneggiare i rischi della nuova globalizzazione. Ci vuole una discussione a "livello mondo" sui temi di cui vi ho parlato adesso.(...)

Arriviamo ai temi di oggi. Sentirete o leggerete sui giornali qualcosa sui problemi della Finanziaria e su altri temi che avrete tempo per apprendere. In sostanza i debiti che abbiamo oggi, come Stato, o cominciamo a pagarli oppure vanno sulle generazioni future, c’è poco da fare! Per cui noi dobbiamo fare lo sforzo di cominciare a pagarne qualcuno oggi. Difendere troppo le garanzie delle professioni e dei mestieri significa togliere ad un giovane la possibilità di fare più facilmente quello che vuole fare, come il farmacista, il tassista, l’avvocato e così via.

Per avere, quindi, un domani più accogliente per voi, bisogna che noi ci scomodiamo un po’ adesso e ciò vuol dire scomodare anche le famiglie, scomodarci un po’ tutti per poter stare meglio dopo. Io non vorrei stare sempre con chi tiene chiuse le porte; vorrei stare con chi bussa per entrare! (...) Se scommetti qualcosa sul domani, investi bene quello che hai oggi. Se vuoi che domani il mondo sia un po’ meglio di quello di oggi non puoi usare le tue forze solo per difendere quello che c’è. Devi cambiare le cose, almeno un po’. Questo mi pare il senso vero della politica.

domenica 13 maggio 2007

Nuova Segreteria dell'Unione Metropolitana DS

E' stata nominata la nuova Segreteria dell'Unione Metropolitanoa Fiorentina dei DS. A tutti i compagni e le compagne un augurio di buon lavoro dalla Zona Valdisieve.


SEGRETERIA UNIONE METROPOLITANA

Cognome Nome Incarico

Barducci Andrea Segretario

Ronchi Fabrizio Coordinatore Segreteria

Abbamondi Anna Laura Informazione e comunicazione

Bertelli Sara Lavori atipici

Biagiotti Sara Economia e Lavoro

Collesei Stefania Welfare - Immigrazione

Galletti Matteo Diritti e sapere

Gelli Fabio Nuove forme di partecipazione

Martignoni Maria Grazia Trasporti e mobilità

Miraglia Osvaldo Organizzazione

Nardoni Daniele Festa Unità

Perini Mauro Enti locali

Pezza Cecilia Sinistra Giovanile

Prosperi Stefano Ambiente e territorio

Simoni Elisa Cooperazione Internazionale

TESORIERE

Migliorini Mirna

INCARICHI DI LAVORO

Fantoni Claudio Cultura

Formigli Alberto Sede

Sottani Massimo Credito

sabato 12 maggio 2007

Per il Partito Democratico in Toscana: l’avvio della fase costituente


Per il Partito Democratico in Toscana
Documento dei Democratici di Sinistra e della Margherita toscani.


In allegato il testo integrale del documento presentato questa mattina in conferenza stampa dai segretari regionali dei due partiti, Andrea Manciulli e Caterina Bini.


L’avvio della fase costituente per il Pd in Toscana.

I Democratici di sinistra e i Dl-La Margherita della Toscana hanno deciso di avviare la fase costituente per il Partito Democratico costruendo delle iniziative capillari e aperte e di presentare al livello nazionale dei rispettivi partiti una serie di proposte.

  1. Il futuro Pd dovrà essere un partito federale in cui il ruolo dei territori dovrà essere di primo piano già a partire dalla prima fase di costruzione del nuovo partito. Dovranno essere creati organismi a livello regionale e locale affinché l’ossatura e la legittimazione del partito sia concreta ad ogni livello.
  2. Come Ds e Margherita toscani ci impegniamo ad elaborare una proposta di “legge elettorale” per l’Assemblea Costituente, al fine di partecipare attivamente alla discussione nazionale e che riguarderà, più precisamente, i nodi della modalità di presentazione delle candidature, di come garantire il pluralismo nelle rappresentanze elette e di come sarà assicurato il giusto equilibrio tra i sessi.
  3. Proponiamo di realizzare come Ds, Margherita e associazionismo ulivista in ogni comune, quartiere e frazione un luogo aperto di incontro con la società e con i cittadini. Crediamo che tali luoghi non dovranno essere ridotti a comitati promotori chiusi e fatti per quote ma che invece debbano essere aperti al contributo di soggetti singoli e collettivi. Perciò promuoveremo la costruzione di 1000 luoghi di incontro (gazebo, banchetti, presìdi, assemblee ecc.) che con cadenza settimanale si propongano come momenti di colloquio tra i cittadini e gli esponenti dei partiti, gli amministratori, personalità ecc. In ognuno di questi luoghi, oltre alla distribuzione di materiale informativo e di alcuni gadget che stiamo preparando, vanno raccolte, mediante un modulo che sarà prodotto a livello regionale, le manifestazioni di disponibilità a partecipare alla fase costituente e ad aderire al futuro partito. L’intento è di creare una vasta banca dati di cittadini da ricontattare in occasione della elezione dell’Assemblea costituente e di ogni appuntamento di dibattito.
  4. In ogni occasione verrà inoltre messo a disposizione dei cittadini una sorte di “libro bianco” per il Partito Democratico. Si tratta di un quaderno in cui ognuno potrà scrivere le proprie proposte sulla fase costituente, sulle priorità programmatiche, sui valori, sulle idee alla base del Pd. Lo scopo è quello di raccogliere tutti questi contributi in un testo regionale – il Manifesto del Pd toscano – da elaborare e proporre prima della elezione della Assemblea Costituente.
  5. Nel mese di giugno individueremo un fine settimana in cui attivare tali luoghi in tutta la Toscana, anche per facilitare una rilevanza mediatica adeguata. Da quel weekend, ogni settimana il gazebo, il banchetto o l’assemblea deve essere riproposta, anche in maniera itinerante. Questo comporterà un notevole dispendio di energie, ma crediamo che solo così sarà possibile fare della fase costituente davvero un momento di ripartenza e di allargamento alla società, oltre che di grande coinvolgimento di chi già adesso è iscritto ai partiti e alle associazioni uliviste. I gazebo – o luoghi analoghi – vanno previsti anche all’interno delle feste di partito, che devono essere fortemente caratterizzate dall’Ulivo e dal progetto del Pd.
  6. Allo tempo stesso dovrà essere avviata in ogni realtà una campagna di ascolto e di incontro con tutte le realtà organizzate della società. Ad ogni livello, gli esponenti dei Ds, della Margherita e dei Cittadini per l’Ulivo – insieme – dovranno proporsi come “ambasciatori” del Pd nei confronti di tutti i sindacati, le organizzazioni di categoria, le associazioni di volontariato, culturali, ambientaliste, di donne, di giovani, sportive, ricreative ecc. Un lavoro diffuso e capillare di presentazione e di confronto. L’obiettivo è quello di far conoscere a chiunque il progetto del Pd, di ascoltare le critiche e i suggerimenti, di raccogliere disponibilità a collaborare e a costruire patti di consultazione e di confronto.
  7. A livello regionale viene costituito un coordinamento tra Ds e Margherita sui temi della formazione politica, con l’obiettivo di organizzare durante la fase costituente momenti formativi utili al percorso di costruzione e consolidamento del Pd.
  8. Rispetto alla comunicazione prevediamo di aggiornare il sito “www.ulivotoscana.it” e di attivare nuovi strumenti sul web (siti, blog, newsletters, ecc.) e altri momenti di informazione ai cittadini.

venerdì 11 maggio 2007

Per la costituente del Partito democratico


Pubblichiamo l'integrale del documento
"Per la costituente del Partito democratico"

11 maggio 2007

Siamo a un passaggio fondamentale di una impresa politica di portata storica.

E’ una impresa alla quale lavoriamo da ormai dodici anni, che diventa partito nel segno e nel solco dell’esperienza dell’Ulivo.

Abbiamo deciso di dare vita al Partito Democratico per unire le culture e le tradizioni riformiste del nostro paese – socialista, cattolica, liberale e ambientalista – e dare così all’Italia una grande forza politica che vuole migliorare il paese, promuovendone lo sviluppo economico e la giustizia sociale, nel segno della democrazia piena, rispondendo alla domanda di partecipazione dei cittadini.

Abbiamo iniziato a ragionare operativamente su questo progetto dopo la vittoria elettorale dello scorso anno, vittoria preceduta dalla straordinaria esperienza delle primarie del 16 ottobre 2005, modello di rapporto virtuoso tra la militanza attiva di partito e la apertura ai cittadini.

Abbiamo tenuto a Orvieto un seminario sulle ragioni storiche del Partito Democratico, sul suo profilo programmatico e sulla forma partito. Abbiamo incaricato un gruppo di saggi di redigere un Manifesto che sia punto di riferimento ideale del confronto nella fase costituente del partito. Abbiamo deciso che si tenessero congressi sincronizzati di ds e margherita, i due partiti promotori della nostra comune impresa.

Ora i congressi sono alle nostre spalle e la decisione è stata presa. E’ stata una decisione non facile, ma partecipata e convinta. I congressi si sono conclusi con l’approvazione di un documento comune che impegna i due partiti promotori e l’Ulivo a promuovere il partito nuovo e unitario capace di coinvolgere le espressioni migliori delle culture democratiche e riformiste, fondato sulla partecipazione e sulla adesione personale e diretta dei cittadini.

Il documento approvato dai due congressi apre la fase costituente del partito democratico.

Noi dobbiamo ora dare attuazione a quello impegno, stabilendo le modalità operative di quello che a grandi linee è previsto dal dispositivo congressuale.

Nel dispositivo è previsto che entro ottobre 2007 venga eletta l’assemblea costituente del PD e che fino all’elezione dell’assemblea costituente “tutte le attività connesse alla costruzione del Partito Democratico saranno affidate a un comitato di coordinamento composto da esponenti DS, DL e personalità non aderenti ai partiti promotori”.

L’elezione dell’Assemblea costituente sarà un passaggio fondamentale: dobbiamo fare sì che questo appuntamento sia preparato in modo approfondito e che sia assicurata una larghissima partecipazione di popolo dando la possibilità a tutti i cittadini che lo desiderano di dichiararsi aderenti del nascente partito democratico all’atto dell’elezione dei delegati all’assemblea, secondo il principio una testa un voto. Al successo di questo momento fondante siamo tutti legati e a questo successo dovremo dedicare i nostri sforzi e le nostre energie.

Penso che la data migliore per l’elezione della costituente sia metà ottobre, il 14 ottobre: se avessimo potuto farlo prima meglio. Ma non possiamo riuscirci prima perché abbiamo bisogno di un tempo sufficiente per preparare una impresa tanto grandiosa.

A chi affidare la direzione politica ed operativa della fase che è già cominciata e che precede l’elezione dell’assemblea?

Credo che abbiamo bisogno di un organismo sufficientemente largo per essere rappresentativo delle personalità e delle sensibilità che ci sono tra noi, ma anche sufficientemente ristretto ed agile perché possa riunirsi e funzionare come strumento di direzione di questa fase. Questo Comitato sarà composto da una trentina di personalità, con almeno un terzo di donne, espressione della politica e della società. Questo organismo si chiamerà “Comitato promotore nazionale della costituente del Partito Democratico” e verrà insediato mercoledì 23 maggio.

Il compito di istruire i lavori del comitato e di assicurare l’attuazione delle decisioni dello stesso sarà affidato a tre “Coordinatori”, coloro che hanno già dato buona prova nella fase precedente.

I compiti del Comitato nazionale saranno fondamentalmente i seguenti:

- promuovere iniziative di presentazione del progetto del Partito Democratico

- approvare i regolamenti e le procedure elettorali, insediando gli opportuni organi tecnici e di garanzia: la proposta di regolamento elettorale sarà posta all’esame del coordinamento entro la fine di giugno e i tre coordinatori, che si avvarranno di esperti, istruiranno una proposta per quella data

- promuovere nel Paese un confronto di idee e di proposte che, assumendo il Manifesto come orizzonte ideale e punto di riferimento, confluiranno nella assemblea costituente

- favorire e riconoscere comitati promotori provinciali che avviino la fase costituente nei territori con l’obiettivo di aprire le porte alla partecipazione dei cittadini e svolgano anche funzioni di garanzia verso tutti coloro che intendono partecipare attivamente al processo.

- promuovere forum tematici, a partire da un forum delle donne, sul modello di quelli già avviati per l’ambiente, la famiglia, il lavoro e i governi locali.

La condizione perché questa nostra impresa abbia successo è che l’elezione dell’assemblea costituente veda una partecipazione larghissima.

L’assemblea così eletta avrà una grandissima legittimazione e dovrà approvare il Manifesto programmatico, adottare lo statuto e dotarsi di propri organismi.

C’è molto da fare.

Per avviare la fase costituente daremo subito vita, in SS Apostoli, ad una struttura operativa, diretta dai Coordinatori e che svolga in modo appropriato le necessarie funzioni politiche, operative e comunicative e che disponga anche delle adeguate risorse finanziarie.

Il Partito Democratico vive già da tempo nel segno dell’Ulivo tra i nostri elettori.

Ora è il momento di farlo vivere come soggetto politico vero e proprio preparando la nascita di un partito nuovo e unitario.

Roma, 11 maggio 2007

martedì 8 maggio 2007

Blog DS verso il Partito Democratico a Firenze



Vi segnaliamo che è stato realizzato il BLOG per il Partito Democratico dell'Unione Metropolitana di Firenze, disponibile da oggi all'indirizzo http://pdfi.blogspot.com.
Vi invitiamo a segnalare il blog a tutti coloro che ritenete siano interessati a inserire le proprie opinioni, commenti, etc..
Riteniamo sia importante in questo momento attivare una rete di partecipazione più ampia possibile che contribuisca alla nascita del PD anche nella nostra realtà, sono infatti presenti sul blog le schede di adesione.
Ricordandovi la CONVENTION fiorentina del Partito Democratico prevista per lunedì 21 maggio p.v. dalle ore 17.00 al Mercato di Novoli, vi invio un caro saluto
Segretario DS UnMet Firenze
Andrea Barducci

lunedì 7 maggio 2007

Lista de l'Ulivo per Reggello



Ecco la lista dei Candidati e il programma scaricabile de L'Ulivo per Reggello, che riconferma Sergio Benedetti alla guida dell'alleanza dei riformisti (DS, Margherita, Sdi).
Le elezioni comunali si terranno anche qui il 27 e 28 maggio, come per il comune di Rignano sull'Arno.
Ovviamente auguriamo agli amici e compagni di Reggello un buon lavoro per la campagna elettorale, alla quale non faremo mancare il nostro contributo.



Lista n. 4 - L'Ulivo per Reggello
Candidato Sindaco: Benedetti Sergio n. 15/6/1946 a Reggello

Candidati consiglieri comunali
1 Babini in Berti Maria Pia 01/06/1964 Poppi
2 Banchetti Giacomo 24/01/1977 Figline Valdarno
3 Bartolini Adele 10/07/1978 Firenze
4 Benucci Cristiano 30/03/1975 Firenze
5 Bruschetini Daniele 18/07/1965 Reggello
6 Campani Emiliano 12/07/1976 Figline Valdarno
7 Cellai in Giunti Ilaria 17/02/1971 Firenze
8 Del Sala Priscilla 29/05/1979 Figline Valdarno
9 Faina Valter 18/10/1947 Viterbo
10 Gagnarli Elena 21/02/1976 Figline Valdarno
11 Granchi Simone 27/06/1970 Figline Valdarno
12 Guerri Paolo 02/03/1960 Reggello
13 Innocenti in Bresolin Elisa 11/12/1975 Firenze
14 Marziali Emilio 21/11/1935 Reggello
15 Natali in Rossi Vilma 11/04/1954 Reggello
16 Papi Romano 11/05/1936 Reggello
17 Poggi Simonetta detta Silvana 02/12/1951 Reggello
18 Rosseti Paolo 13/04/1946 San Giovanni Valdarno
19 Rubegni Ivano 19/05/1949 Torrita di Siena
20 Tirinnanzi Fabio 01/07/1944 Reggello

Scarica il Programma della Lista "L'Ulivo per Reggello"

Link al sito www.ulivoperreggello.org

domenica 6 maggio 2007

Lista de L'Ulivo per Rignano

Pubblichiamo la lista dei candidati e il programma scaricabile de L'Ulivo per Rignano.
Naturalmente tutti noi saremo a fianco di Gianna Magherini e dei compagni di Rignano perchè si rinnovi il successo di 5 anni fa, e si riconfermi la scelta democratica e riformista per l'amministrazione comunale di Rignano sull'Arno.
Le elezioni si svolgeranno i giorni 27 e 28 maggio.
Si vota anche a Reggello (si aspetta la pubblicazione delle liste dei candidati su un qualche sito web!).
Appena avremo notizie sulle iniziative elettorali dell'Ulivo le pubblicheremo tempestivamente.
Buon lavoro!

Lista 1

L'Ulivo Per Rignano

Scarica il programma

Candidato a Sindaco

Gianna Magherini

nata ad Incisa Valdarno il 24/10/1953

Candidati alla carica di Consigliere Comunale

  1. Barbetti Alberto, nato a Firenze il 12/09/1967
  2. Bencistà Antonio, nato a Rignano Sull'Arno il 10/12/1964
  3. Buonamici Giuliano, nato a Rignano Sull'Arno il 18/12/1948
  4. Cipro Tommaso, nato a Bagno a Ripoli il 14/12/1987
  5. Franceschini Gianluca, nato a Volterra il 22/05/1974
  6. Ganci Daniela, nata a Firenze il 31/12/1980
  7. Marcheschi Rosita, nata a Pescia il 13/01/1943
  8. Meli Manuela, nata a Rignano Sull'Arno il 14/05/1954
  9. Monti Gianfranco, nato a Firenze il 14/12/1955
  10. Nannoni Paolo, nato a Rignano Sull'Arno il 27/05/1962
  11. Olmi Gabriele, nato a Rignano Sull'Arno il 11/06/1944
  12. Renzi Tiziano, nato a Reggello il 13/10/1951
  13. Sabatini Wais, nato a Barberino di Mugello, il 19/04/1956
  14. Staderini Samuele, nato a Bagno a Ripoli il 27/08/1984
  15. Tucci Luciano, nato a Firenze il 14/02/1949
  16. Tursi Angelo Raffaele, nato a Eschenz il 04/07/1962

sabato 5 maggio 2007

Scissione, che errore



di Alfredo Reichlin - L'Unità

Non ho capito in che cosa consiste lo spostamento a destra dei Ds e perché il partito democratico si profila come un partito moderato. Il ministro degli Esteri (Ds) sta spostando la collocazione internazionale dell’Italia rispetto a quella di satellite servile della destra americana, il cui ruolo era dividere l’Europa. Di fatto, rinunciammo ad avere rapporti autonomi non solo con il Medio Oriente ma con l’India, il Giappone, la Cina. Adesso l’Italia è tornata un Paese sovrano, che conta. A me sembra una cosa molto grossa la quale riguarda la possibilità per la sinistra di tornare ad avere un ruolo e un futuro. Mi permetto quindi di chiedere: cosa si intende per sinistra e per spostamento moderato?

La stessa domanda vorrei fare per la politica economica. Sono finiti i condoni e adesso anche i ricchi cominciano a pagare le tasse.

È diminuita la disoccupazione, abbiamo ricominciato a crescere ed è stata avviata una certa redistribuzione del reddito. Dove sta lo spostamento a destra? Angius, Mussi, Salvi ricorderanno che l’Italia aveva superato perfino l’Inghilterra negli indici della diseguaglianza sociale. Una vergogna. Di cui porta la responsabilità principale la destra ma che non assolve chi ha diretto in tutti questi anni la sinistra. Non bastava dichiararsi riformisti, il nodo da sciogliere era la avvilente impotenza riformista in cui ci dibattiamo da anni. Mi ha colpito vedere l’altra sera in tv l’esaltazione dell’orgoglio comunista da parte di Diliberto: falce e martello (nell’era del digitale), Gramsci come il loro capo: Antonio Gramsci, il teorico dell’egemonia, il critico spietato delle ragioni per cui la sinistra garibaldina e mazziniana subì la direzione moderata del Risorgimento, l’uomo che definì la scissione di Livorno il più grande contributo alla vittoria del fascismo. Ecco l’impotenza riformista. Molto colore rosso ma niente che possa rispondere a quelle fondamentali domande di tal Vladimiro Ilic Lenin: con chi? contro chi? come?

Uscire dall’impotenza riformista: questo a me sembra il grande problema che il Pd dovrebbe consentirci di affrontare. Non sarà facile. Vedo le difficoltà, ma le alternative sono inesistenti. Penso alla grande questione della laicità dello Stato italiano che non è solo una questione di principi fondamentali. Ciò che sta accadendo in Italia è molto grave. E non riguarda nè tanto né solo la religione. Sotto la guida del cardinale Ruini e della conferenza episcopale si è venuto formando - come in America - un nuovo blocco reazionario. La destra atea e libertina alla Berlusconi ha fatto del clericalismo la sua bandiera allo scopo di porsi sotto la sottana dei preti. In funzione di che cosa? Ma è evidente. In funzione di uno spostamento verso destra delle masse cattoliche (il che in parte è già avvenuto nelle ultime elezioni). Angius può pensare quello che vuole del partito democratico ma non può non capire che l’ostacolo maggiore a questa sorta di nuova alleanza tra "trono e altare" è rappresentato dai cattolici democratici, dalla loro lealtà verso lo Stato laico, dal loro unirsi sotto la stessa bandiera politica con la sinistra. Perciò al Congresso mi ha veramente colpito il suo attacco al Pd in nome di un anticlericalismo d’altri tempi. Ha avuto molti applausi ma - di fatto - faceva il gioco di Ruini: indebolire Prodi, isolare i cattolici democratici, consentire ai preti di dire alla massa popolare cattolica che la sinistra è il nemico Togliatti non rispose così alla scomunica.

Ma lasciamo stare le polemiche. Sono i fatti i quali ci dicono - adesso anche in Francia, dopo la Germania - che è giunto il tempo di creare una cultura e una soggettività politica capaci di uscire dai vecchi confini della sinistra storica per rispondere alle domande di ceti e generazioni che sono sfidate da un mondo nuovo. Spero che ci rendiamo conto del fossato che si sta scavando tra le masse e le forze politiche. Stiamo attenti. «L’impotenza riformista» sta innescando una crisi democratica molto pericolosa. Perciò, in attesa che Mussi faccia la rivoluzione, noi dovremmo preoccuparsi molto di fare qualcosa di analogo a ciò che fecero a suo tempo (ma che oggi stentano sempre più a fare) i grandi partiti socialdemocratici europei: partiti di massa, pluralisti, di governo a vocazione maggioritaria. Il che voleva dire, in società complesse, partiti di centro-sinistra.

Perché in Italia una operazione di questo genere assume le vesti del partito democratico? La domanda cruciale è questa ma la risposta non dovrebbe essere difficile per chi abbia un minimo di visione storica e sappia da dove viene la debolezza organica del riformismo italiano. Perché dopotutto è di questo che stiamo discutendo (almeno si spera) e non di ambizioni personali, cioè solo di chi capeggerà questo o quel partito. Proviamo una volta tanto a ricordare che cosa distinse l’Italia quando a cavallo tra Ottocento e Novecento esplose in tutta Europa la «questione sociale». Lo scontro di classe fu ovunque durissimo. Ma la differenza fu in ciò. Nei paesi più avanzati del Nord-Europa, non a caso quelli a più larga base operaia, le classi dirigenti fecero davvero un compromesso storico. Conservarono il controllo dei gangli essenziali del potere capitalistico ma accolsero la spinta delle forze operaie e popolari per uno Stato più sociale e un regime di alti salari (l’economia del benessere). Ma non solo. Quelle classi dirigenti erano abbastanza forti e consapevoli delle loro responsabilità nazionali da accettare anche un grande compromesso politico: ciò che in Italia noi avremmo chiamato la «democrazia compiuta». Vale a dire il riconoscimento del diritto a alternare i governi, fino al punto da portare al potere anche i leader delle forze sociali antagoniste e a riconoscerli come governanti a pieno titolo e non «figli di un dio minore».

Questa è la storia vera, non ideologica, della grande esperienza socialdemocratica. La quale non per caso in Italia non ha attecchito. Per colpa del Pci? È la tesi della vulgata dominante. Ma io credo che capiremmo meglio non solo il passato ma il problema politico del futuro se provassimo a partire da una domanda elementare: è il Pci che spiega la storia d’Italia (ivi compresa la debolezza del riformismo) oppure è la storia d’Italia che spiega il PCI? Parlo della natura delle sue classi dirigenti. Togliatti era ancora un bambino quando i generali del Re presero a cannonate gli operai di Milano. E non devo ricordare gli stati d’assedio, il regicidio, gli eccidi dei contadini. Turati in galera. E la Chiesa dominata dalla preoccupazione di una convergenza tra le masse cattoliche e socialiste al punto da imporre a don Sturzo l’esilio. È vero che Giolitti aprì un dialogo con i sindacati e i socialisti (però solo al Nord). Ma fallì. Era fatale che al sovversivismo delle classi dirigenti corrispondesse il sovversivismo delle masse. E infatti il PSI (Stalin stava ancora in seminario) non resse alla sfida riformista. I riformisti furono messi in minoranza, Benito Mussolini assunse la guida del partito. Poi arrivò il fascismo e la scissione del ’21. La storia del dopoguerra vide - è vero - grandi riforme, perfino straordinarie: la Costituzione repubblicana e la trasformazione di un paese contadino povero in una grande potenza industriale. Ma la questione essenziale è che la democrazia restò dimezzata, «difficile» per dirla con Moro. Il grande compromesso democratico non si fece. Certo anche a causa della guerra fredda, del legame del Pci con l’Urss, dell’estremismo. Ma ciò non spiega tutto. Non spiega la paura perfino per il centro sinistra, e soprattutto il fatto che anche dopo il crollo del comunismo e la fine del Pci l’alternarsi al governo di destra e sinistra, c’è stata ma ha avuto quei caratteri di guerra civile strisciante che sappiamo. La sinistra non è riuscita ad esprimere una egemonia. Si è divisa in 7 ad otto partiti tra socialisti e comunisti rivoluzionari.

È in questa luce che si capisce meglio il partito democratico. Che è lo sforzo di uscire dalla «democrazia difficile» riunendo le forze di sinistra e democratiche che hanno basi popolari, storiche. Non ci saranno riforme se la politica non tornerà a comandare sui grandi poteri economici, e non solo. Se la sinistra, che è minoritaria non si unisce ad altre forze laiche e cattoliche ponendo fine a quella sorta di guerra tra guelfi e ghibellini che ha contrapposto forze popolari fondamentali. Insomma, se non riusciamo a creare un grande partito di governo che parla non solo ai nostri ma all’insieme dell’Italia moderna.

Mussi dice che l’Italia non può fare a meno della sinistra. C’è una verità ma solo se si aggiunge che la sinistra è destinata ai margini se non si risolve quello che è il grande drammatico problema italiano: la crisi della democrazia, le fragilità delle sue basi e dei suoi strumenti politici, il degrado dei partiti, lo squilibrio tra il cosmopolitismo dell’economia mondializzata e il localismo della politica.

Questa scissione è una vera stupidaggine.

venerdì 4 maggio 2007

Iniziativa dei Cristiano Sociali a Firenze



FAMIGLIA, SENZA STECCATI

VENERDI’ 11 MAGGIO

ORE 17.00/20.00

PIAZZA DE’ CIOMPI, 11

Alla vigilia del family day, i Cristiano-Sociali si interrogano sul senso delle parole: convivenze di fatto, famiglia tradizionale e famiglie, alla ricerca di una sintesi condivisa.

STEFANO CECCANTI

Costituzionalista docente presso La Sapienza di Roma

Capo Ufficio legislativo Ministero Pari Opportunità

ROSANNA VIRGILI

Biblista

Partecipa al dibattito

ANDREA BARDUCCI

Segretario metropolitano dei Democratici di Sinistra di Firenze

Introduce

GIOVANNA CELLA

Coordinatrice Cristiano-Sociali di Firenze

MOVIMENTO CRISTIANO-SOCIALI DI FIRENZE

criso.fi@alice.it