Si possono certamente condividere a grandi linee le proposte di Mario Pirani sulla immediata riforma della politica italiana (vedi articolo riportato più in basso).
Dopo l'insuccesso delle elezioni amministrative 2007 il livello diguardia dev'essere massimo: non possiamo permetterci più errori, anzi, dobbiamo correggerne parecchi compiuti in passato!
La riflessione dev'essere profonda, ma non lunga. Non abbiamo più tempo. Le azioni da intraprendere sono molteplici: da quelle indicate da Pirani, alle proposte sul taglio dei costi (e del potere) della politica fatte da Martini e Domenici (senza rischiare la gara demagogica a chi taglia più teste, però).
Ma la cosa più importante, il progetto più ambizioso resta il Partito Democratico.
E' l'occasione che abbiamo per riformare davvero la politica italiana. Anche da qui, dalla Toscana, da Firenze. Quindi iniziamo a confrontare le idee: cosa sarà il PD e come lo costruiamo, con chi, chi saranno le guide. Abbiamo già molto materiale: iniziamo a mettere sul tavolo le questioni di fondo, ma senza dimenticarci del quotidiano sforzo della elaborazione politica locale.
Ecco alcuni temi (ce ne sono anche tanti altri) che vale la pena approfondire:
1. Ruolo del PD come partito che ha una missione nazionale di riforma del sistema italiano (proposta Reichlin)
2. Organizzazione del PD su base federale (proposta Domenici): in Toscana può nascere un modello di PD regionale tipo CSU bavarese, che valorizzi le peculiarità politiche locali e le riporti in un partito nazionale.
3. Centralità del lavoro nei valori e nell'azione quotidiana del PD (fattori che ci ha fatto perdere consenso al Nord): pari dignità tra lavoratori (anche quelli autonomi), valorizzazione del merito, lavoro stabile per i giovani, sicurezza sul posto di lavoro, valorizzazione della libera impresa, abbassamento delle tasse sul lavoro.
4. Sicurezza e tutela dell'incolumità dei cittadini nei centri abitati e nelle città.
5. Primarie per le cariche di partito e per i candidati alle elezioni di ogni livello.
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Decalogo per il Palazzo
di Mario Pirani
La crisi della politica è all'improvviso diventata il fatto del giorno. Nessuno minaccia il sistema democratico, però non vi è chi non percepisca l'ondata crescente di insofferenza e di distacco dell'opinione pubblica di ogni colore nei confronti di quello che è diventato un ceto sociale pervasivo, invadente, privilegiato e totalmente inefficiente. Sia di centro sinistra che di centro destra.
Ora tutti ne parlano, le interviste si sprecano e la propensione al dibattito fine a se stesso rischia una volta ancora di confondere, annoiare, ridurre tutto a una verbosa contrapposizione. Come se non ci fosse nulla da fare.
Eppure non crediamo sia così. Il ritardo accumulato è tanto ma è forse ancora possibile proporre ai cittadini una vera riforma della politica.
E' un compito che spetta al centro sinistra se non vuole, presto o tardi, essere travolto (la destra può vivere anche nell'anti politica). Occorre, però, avere una chiara percezione del pericolo e non ridurlo - illudendosi - ad un deficit di messaggio, a una carenza di comunicazione. No. Il baratro è nei fatti, nelle attese deluse, nei comportamenti senza differenza di qualità. E solo i fatti possono ridare fiducia e ricomporre il consenso. Fatti che debbono realizzarsi subito e tali da dare il segno del cambiamento. Ne elenchiamo alcuni, un'agenda possibile per una vera riforma.
Primo: cambio radicale dell'équipe di governo, subito dopo le elezioni amministrative, con accorpamento e riduzione netta dei ministeri, taglio della compagine dell'esecutivo (oggi 104 tra ministri e sottosegretari) con un massimo globale di 60.
Secondo: abrogazione delle leggi sullo spoyls sistem nella Pubblica Amministrazione.
Terzo: introduzione dell'obbligo del concorso con regole ferree e con classifica rigida (senza possibilità di scegliere fra rose di cosiddetti idonei) per tutte le nomine di pubblico interesse, dai primari degli ospedali ai direttori dei parchi ambientalistici, dai consiglieri di società partecipate a quelli degli organismi previdenziali.
Quarto: riduzione di un terzo del numero dei consiglieri regionali, provinciali e comunali.
Quinto: Rai liberata dalla presenza dei partiti. Nomina di un nuovo consiglio di amministrazione con personalità della comunicazione e della cultura di comprovata indipendenza di giudizio.
Sesto: abolizione del cosiddetto "panino" nei telegiornali Rai, con il falso pluralismo di dichiarazioni politiche suddivise secondo il modello artificiale tra tutti i partiti.
Settimo: eliminazione dei finanziamenti assegnati ai consiglieri per spese a loro libito, decise da alcune leggi regionali. Creazione di un elenco delle società ed enti inutili costituiti dalle Regioni e varo di un piano di tagli in proposito.
Ottavo: riduzione drastica dei privilegi dei parlamentari e dei consiglieri regionali (dalle pensioni prima dei 65 anni e dopo mezza legislatura agli infiniti benefit).
Nono: introduzione delle primarie istituzionalizzate e regolate per le cariche elettive nel Parlamento, nelle Regioni e nei Comuni.
Decimo: istituzione di norme di accesso, di libera contesa e di elezione che rendano il Partito Democratico un organismo aperto alla società, contendibile, scalabile da forze giovani, palestra di idee e valori non trampolino per carriere sicure, il partito della riforma della politica.
(24 maggio 2007)
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